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Reggina-Spezia ha inaugurato il nuovo campionato della squadra di Dionigi. La brutta sconfitta di Lanciano ha certificato nella salvezza l’unico obiettivo raggiungibile, riposti definitivamente nel cassetto i desideri impossibili. Nell’intento di aumentare la produzione offensiva della sua squadra Dionigi è tornato sui propri passi, rispolverando il 3-4-1-2 (o 3-4-2-1, Di Michele l’ago della bilancia) in soffitta da diverse settimane. I progressi apprezzabili sono arrivati soltanto nella ripresa, nonostante un Campagnacci ancora non al top. Il ritorno a un modulo più spregiudicato rivela l’intenzione del tecnico emiliano di abbandonare le zone calde della classifica puntando sul gioco e la qualità di un reparto offensivo che attende i guizzi del miglior Di Michele. Salvo dietrofront (possibili alla vigilia di due trasferte complicate), Dionigi con il recupero dell’acciaccato Fischnaller e del desaparecido Sarno potrebbe scegliere dal mazzo le carte di volta in volta più favorevoli.Â
Il pareggio contro lo Spezia ha confermato le lacune di una squadra che si trova inaspettatamente al quint’ultimo posto. Dopo aver fatto cadeau dello 0 a 1 e passato 45 minuti a porgere l’altra guancia all’avversario (ieri piuttosto intimorito a dir la verità ) la Reggina ha giocato la ripresa con altro piglio. Trovato subito il pareggio con un tiro dalla distanza di Colucci, ha sfiorato in diverse occasioni una vittoria che, numeri alla mano, avrebbe meritato. Novara e Livorno le prossime tappe della salvezza per la Reggina, gare insidiose ma non da mani nei capelli, il blitz del Crotone al ‘Picchi’ insegna. L’ipotesi di tornare a casa con una classifica arricchita perseverando sulle solite pecche è quantomeno improbabile. L’origine del deficit dovrebbe essere chiara: non fisica considerando che spesso la reazione arriva nella ripresa, nemmeno tecnico-tattica ricordando le ottime prestazioni, a sprazzi, con squadre di levatura superiore come Sassuolo, Verona e Padova. E’ quindi di natura psicologica il problema che affligge la Reggina, spesso e volentieri impreparata nell’approcciare una partita nel migliore dei modi. Il gruppo, per la seconda volta in una settimana, ha dimostrato affetto e feeling con Dionigi, sommergendolo in un unico abbraccio. Se delusa dai risultati e indecisa sul da farsi, la società probabilmente non troverebbe terreno fertile nella squadra riguardo il defenestramento di Dionigi. Foti e Giacchetta però, come il crudele mondo del calcio insegna, potrebbero provare a porre rimedio in un modo soltanto. Chi va in campo invece, al di là degli abbracci, ha novanta minuti per farlo. Quarantacinque non bastano.
p.r. – rnp
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