Due stagioni in riva allo Stretto in Serie A ed un bottino di 46 presenze, 19 reti ed il titolo di miglior marcatore amaranto nella storica stagione 2006/07 per Rolando Bianchi, ex attaccante della Reggina, ospite della mezzanotte di RNP all’interno della rubrica “A tu per tu”.
Partiamo dal presente di Rolando Bianchi…
Sto lavorando un po’ in televisione. Ho fatto il corso Uefa A ed il corso per direttore sportivo, ma aspetto una possibilità per iniziare un percorso di crescita come allenatore.
Le manca il campo, la vita da calciatore?
Sinceramente no, ho fatto delle scelte ben precise. Ho amato infinitamente il campo e tutto ciò che ho fatto.
Lo scorso anno rifiutò il ritorno in amaranto…
Ho rifiutato la Reggina perchè non c’erano le condizioni giuste. Ho pensato che se avessi fatto male avrei buttato tutto ciò che di buono avevo fatto negli anni precedenti. Sarebbe stata un’esperienza che avrei fatto molto volentieri ma non in quelle condizioni.
Fosse stata la Reggina di oggi?
Sarebbe stato diverso. A Reggio ho lasciato il cuore e se ci fosse stata la possibilità di poter fare le cose per bene le avrei fatte.
Cosa pensa della squadra di Toscano? Dove può arrivare?
Toscano è un ottimo allenatore, la squadra è competitiva e con ottimi elementi. Ci sono tutte le componenti per poter centrare il salto di categoria già da quest’anno. Mi auguro che possa salire il più velocemente possibile, l’intera città ne trarrebbe dei benefici.
Il suo ricordo più bello in amaranto?
Il gol nel derby dello Stretto nella mia prima annata a Reggio. Mi ruppi il crociato e passai mesi difficili nel periodo in cui stavo facendo bene sia alla Reggina che in Nazionale. Poi rientrai e feci gol al Messina nel derby, vincemmo e conquistammo la salvezza. Penso che quel gol abbia sbloccato la mia carriera, l’anno dopo feci 20 gol in Serie A. Fu davvero tutto molto bello.
E quell’impresa del -11…
Abbiamo scritto la storia più bella del calcio italiano facendo un’impresa pazzesca. Ogni volta che ci penso ho i brividi. All’inizio tutti ci davano per spacciati, poi tutta la nazione tifava per noi. Tutti tifavano per quel miracolo. Il segreto è stato il gruppo, all’interno del quale ognuno giocava a sostegno dell’altro.
Se la Reggina dovesse chiamare?
La ascolterei volentieri. Mi piacerebbe lavorare nell’ambiente reggino, lì ho spiccato il volo ed ho ottenuto la mia consacrazione. Sarebbe bello poter essere utile alla Reggina in altre vesti.
Antonio Calafiore
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