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Con 429.62 voti e una percentuale pari al 94.34 Giancarlo Abete è stato rieletto al primo scrutinio alla presidenza della Figc nel corso dell’Assemblea federale elettiva che si è svolta oggi a Roma. In carica dal 2 aprile 2007, il presidente guiderà la Federcalcio per i prossimi quattro anni. Su 288 aventi diritto al voto, si sono accreditati in 256 e hanno espresso il voto in 250. Le schede bianche sono state il 5,66%. Abete ha ottenuto l’unanimità dei voti della Lega di A (18 su 18), della Lega di B (19 su 19), dell’Associazione italiana allenatori (24 su 24) e dell’associazione italiana arbitri (9 su 9), 44 dei 48 voti espressi dalla Lega Pro, 79 degli 88 voti della Lega Nazionale Dilettanti e 43 dei 44 voti dell’associazione calciatori. Con 431.09 voti pari ad una percentuale del 94.66 è stato confermato presidente del Collegio dei Revisori dei Conti Giuliano Genchi.
L’Assemblea era iniziata con l’apertura dei lavori da parte di Pasquale de Lise, nominato presidente. Dopo i saluti da parte del vice presidente del Coni Agabio e del segretario generale della Uefa Infantino, si sono alternati ai microfoni i rappresentanti delle varie componenti, a cominciare dal presidente della Lega di serie A Beretta: “Penso ci siano i presupposti – ha dichiarato – per una nuova stagione di riforme. Sarà fondamentale rivedere la disciplina del controllo di più società e le cosiddette seconde squadre, poi la riforma della giustizia sportiva, alcuni punti chiave come la terzietà degli organi giudicanti, garanzie della difesa e specializzazione dei giudici. Al presidente Giancarlo Abete- ha poi concluso Beretta, “consegniamo la forte volontà e disponibilità da parte dei club a un rapporto sempre più stretto con la Nazionale. L’impegno è convinto e questo può essere l’emblema di una forte coesione che ci auguriamo sia possibile per i prossimi anni“.
Significativo anche l’intervento del presidente dell’Aic Tommasi: “La voce che arriva dal campo sia utile a portare avanti le riforme. Noi siamo una componente con una prerogativa di campo e non è facile portare la nostra esperienza, nonostante questo abbiamo cercato di portare finora il nostro contributo. Un calciatore di Serie A come Simone Perrotta ha dato la sua disponibilità e cercheremo di valorizzare la sua presenza in consiglio federale per avere una voce tale che può fare bene a tutti noi“.
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“Se fermiamo il calcio per il razzismo, dobbiamo fermarlo anche per le violenze contro gli arbitri“: questa la richiesta avanzata da Marcello Nicchi, presidente dell’Associazione Italiana Arbitri (Aia), davanti all’Assemblea elettiva della Federcalcio. “La domenica non mi diverto quando arriva la notizia di un ragazzo finito in ospedale arbitrando una partita – ha dichiarato Nicchi – ci dobbiamo preoccupare per la sicurezza degli arbitri, questa situazione non è più sopportabile. Prima che i giocatori facciano la doccia, ci sono già analisi su episodi e decisioni arbitrali, ma i direttori di gara sono una certezza e non una problematica del sistema“.
Per le componenti sono intervenuti anche il presidente della Lega Pro Macalli, il presidente della Lega Dilettanti Tavecchio, per la Lega di B Gualtieri in rappresentanza del dimissionario Abodi, per l’Associazione Italiana Allenatori il presidente Ulivieri. Da citare anche l’intervento dell’ex presidente della Figc Antonio Matarrese, eletto membro d’onore della Federazione nel corso dell’Assemblea. In chiusura, prima di procedere all’operazione del voto, il discorso del presidente in carica – e candidato unico – Abete, il quale ha annunciato che questa è la sua ultima candidatura, ma soprattutto ha difeso il mondo del calcio: “Dobbiamo essere critici verso noi stessi, ma il calcio non è il terminale di tutti i mali del Paese. Siamo competitivi a livello internazionale, l’Italia è al quarto posto -dice riferendosi al ranking Fifa – dobbiamo respingere al mittente le generalizzazioni, le demonizzazioni e le diffamazioni. Abbiamo tenuto unito questo mondo, non abbiamo presentato 220 simboli e non c’è stata nessuna diaspora. Saremmo irresponsabili se non conoscessimo le criticità del nostro sistema. Noi –rivendica- siamo la Figc, siamo all’interno della famiglia del Coni. Abbiamo 1,4 milioni di tesserati, un terzo di quelli di tutte le federazioni. Riceviamo contributi per 64 milioni e nessuno di questi va alle società professionistiche, che versano 900 milioni di imposte allo Stato. Non siamo noi ad incidere sull’indebitamento del Paese“.
Alla politica, che non è riuscita a realizzare la legge sugli stadi (“Non abbiamo chiesto un euro, ma procedure più snelle“), il calcio chiede sostegno e in particolare nuovi ”provvedimenti sanzionatori’‘ per contrastare le attività criminali. La Figc, e il movimento in generale, dovranno fare ancora i conti con la vicenda del calcioscommesse: ”Veniamo da venti mesi di indagini, che diventeranno ancora di più”, dice Abete riferendosi in particolare all’attività della procura di Cremona. Capitolo giustizia sportiva: l’obiettivo è arrivare a processi di ”durata limitata” e articolati in ”due gradi di giudizio”.
(tratto da figc.it)
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