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A quasi 10 anni di distanza, David Di Michele ritorna a vestire la maglia amaranto. All’insegna di un ‘matrimonio’ che forse non era mai finito, l’attaccante di Guidonia si rimette in discussione con l’entusiasmo di un ragazzino, pronto a dare un importante apporto tecnico e di esperienza, al servizio della squadra. Di seguito, i passaggi salienti della conferenza stampa di presentazione, tenutasi questa mattina presso la sala ‘Area 1914’ dell’Oreste Granillo.
GRADITO RITORNO- “Ho provato subito sensazioni molto positive. Torno in un posto dove sono stato benissimo, che mi ha accolto nel migliore dei modi. Ho molto entusiasmo, soprattutto perché mi rimetto in discussione all’interno di una società che crede in me, e che mi ha fortemente voluto. Quest’ultimo aspetto, senza dubbio fa piacere ad un calciatore di 36 anni. Per quel che riguarda la squadra, ho visto molti giovani bravi tecnicamente e con la giusta mentalità, ma che peccano sotto il profilo dell’esperienza. Io dovrò essere bravo a mettermi a loro disposizione, per farli crescere, e loro, viceversa, dovranno farmi integrare quanto prima nel gruppo. Ci sarà da divertirsi, anche se non mancheranno i momenti negativi, che dovremo superare lavorando di squadra e non singolarmente”.
E’ BASTATA UNA TELEFONATA- “L’obiettivo principale è quello di ottenere la salvezza. Non possiamo certo dire che arriveremo ai play-off , seppure nel calcio non si può dare nulla per scontato. Adesso pensiamo a mantenere la categoria, quello che verrà in più sarà tanto di guadagnato. Cosa mi ha detto la società per convincermi a tornare? Mi è bastato leggere sul telefonino il nome del presidente, con il quale abbiamo un rapporto particolare. Foti mi ha cercato parecchie volte, e purtroppo ho dovuto rifiutare perché avevo già dato la mia parola ad altre società. Stavolta è stato più rapido, accompagnando la velocità della trattativa, con l’insistenza di chi crede in un determinato calciatore. Ripeto, sono contentissimo di tornare a Reggio ed ho ancora tanto da dare nel calcio”.
CHIOCCIA GLOBALE- “La cosa più importante che posso e devo fare, non è tanto il gesto tecnico quanto dare una mano per la crescita di questi ragazzi. Attraverso la mia determinazione sul campo, voglio trascinare i più giovani: se qualcuno sta sbagliando, noi calciatori più esperti, insieme all’allenatore, dobbiamo riprenderlo con i giusti modi, per fargli capire un determinato errore. In tal senso, chi riceve qualche consiglio deve capire che è fatto solo a fin di bene, per la sua crescita e maturazione. Giocare la domenica, deve essere una qualcosa che viene da dentro. Anche se ho 36 anni, mi sento come 10 anni fa: non voglio perdere, ed in campo do tutto quello che ho in corpo”.
PIU’ MATURO- “Ci sono tante differenze rispetto a 10 anni fa. Ci sono 10 anni in più di esperienza, perché si cresce, si matura, si capiscono i propri sbagli e si migliora. Nonostante l’età mi sto rimettendo in discussione, ed anche se ho già imparato molto, voglio ancora migliorare sia sul campo che sotto il profilo umano. Adesso posso dire di essere più maturo, e di aver capito il perché di tanti piccoli errori commessi in passato. Proprio dagli errori, ho trovato un aiuto per la mia crescita, e posso dire di essere arrivato integro a 36 anni, ma con la mentalità di un ragazzo di 20”.
REGGINA UN PUNTO DI PARTENZA- “Ha rappresentato il passato, ora rappresenta il futuro. Questo è senza dubbio un punto di partenza; per l’arrivo passeranno ancora altri anni. Ho parlato tanto con Foti e Giacchetta, e non è detto che la strada non prosegua anche dopo il percorso da calciatore…”.
A DISPOSIZIONE DI DIONIGI- “Ho giocato un po’ in tutti gli schemi, anche se i ruoli dove ho fatto meglio sono stati il 4-3-3 ed il 3-5-2. Prima o seconda punta? Cambia poco. Forse come prima punta si rincorre meno in difesa, ma si corre di più e con maggiore lucidità durante la fase offensiva. In ogni caso, sarà il mister a decidere la mia collocazione. Per me l’importante è giocare, perché quando gioco sto bene e posso ricoprire ogni ruolo. A Chievo per esempio, ho giocato come seconda punta, come terzo attaccante e anche come trequartista. Se si sta bene fisicamente e mentalmente, il ruolo o i moduli sono di secondaria importanza”.
QUESTIONE DI FEELING- “Anche con il Lecce c’è stato un contatto, ma in quel caso non ho percepito la stessa volontà della Reggina. Con il presidente Foti ci abbiamo impiegato due ore per trovare l’accordo”.
MESSAGGIO AI TIFOSI – “Sicuramente i tifosi si sentono maggiormente coinvolti quando arrivano i risultati, quindi dobbiamo dare risposte più con le prestazioni in campo, che con le semplici parole. Spero comunque che tornino a riempire lo stadio, perchè avere accanto la tifoseria rappresenta un aspetto importantissimo per qualsiasi squadra. A volte, persino una contestazione finisce col darti la carica o col farti migliorare”.
Fabrizio Cantarella –reggionelpallone.it–
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