Luca Gallo, il Presidente, ha occhi che parlano. Il suo legame con la città ed i reggini sembra essere sincero, quello che ha fatto in meno di due mesi ha superato abbondantemente le promesse. Si è innamorato di Reggio e dei suoi cittadini e darebbe tutto (e forse anche di più) per accontentare “la sua città”. Perché lui, qui, ormai “si sente a casa”. Il Presidente non si è risparmiato e non solo dal punto di vista economico, ma più in particolare sotto l’aspetto emotivo. Ha restituito quanto tutti sognavamo, ha ridisegnato una società che per organigramma e strutturazione oggi non ha nulla da invidiare alle blasonate della massima serie. Eppure il calcio non è una scienza esatta e, ancora, a differenza dell’imprenditoria, non è sempre detto che spendendo tanto si vinca.
Sia chiaro Gallo ha fatto quanto poteva. Anzi di più. Forse, il club da lui presieduto si è lasciato andare a qualche errore, dettato dall’euforia generale: in troppe occasioni, sui campi della C sembrava stesse andando a giocare il Barcellona e non la Reggina, per non parlare del fatto che, il giorno prima di un match decisivo, è giusto che a fare selfie e firmare autografi ci sia il Presidente, ma la squadra deve restare in silenzio a lavorare, dentro un ritiro blindato…
Ogni “sbavatura” tuttavia, è stata dettata dalla voglia di fare, e fare bene per la Reggina, per i tifosi e per la città. Quindi, passa sicuramente in secondo piano rispetto a quanto di eccezionale è stato fatto.
Se i giocatori arrivati a gennaio, ad eccezione di Bellomo e Gasparetto, non stanno rendendo per come ci si aspettava, non è certo colpa di Gallo. Lui ha aperto il portafoglio, mettendo a disposizione una squadra che, sulla carta, tutti abbiamo definito come tra le più forti di tutta la serie C, gironi A e B compresi. Anche sull’esonero di Cevoli, annunciato in diretta dal Direttore Generale Iiriti, il club si è fatto prendere la mano da un modus operandi esasperatamente passionale, al di là di qualche oggettivo errore commesso dal tecnico sammarinese.
Ma se da un lato gli occhi del Presidente sono quelli di un innamorato, dall’altro lato il tecnico sembra un Drago senza fuoco. Di sicuro, il nuovo mister ha dalla sua il poco tempo a disposizione, e magari nelle prossime settimane riuscirà a far quadrare il cerchio. Ma è innegabile, che il mese peggiore di questa stagione, è coinciso con il suo arrivo: buoni propositi iniziali, pessime prestazioni sul campo. Questa è una Reggina che, così continuando, è destinata a soffrire più del dovuto e, probabilmente, anche a salutare l’obiettivo playoff (fermo restando che sul raggiungimento degli stessi stanno pesando le penalizzazioni, non imputabili a questa gestione tecnico-societaria). La Reggina pecca, annaspa, non corre, non costruisce, non ragiona e quando si salva deve ringraziare il Bellomo di turno.
Sistematico il vuoto “cosmico” della linea mediana: un vuoto di idee, ma soprattutto di sostanza. Mai in nessuna partita il centrocampo amaranto ha sopraffatto gli avversari. Per dinamismo, intensità o anche semplicemente per occupazione degli spazi. Sempre in apnea di ossigeno, ma anche con una costante inferiorità numerica che lì in mezzo è devastante. Per non parlare del gioco sugli esterni, tanto decantato ma di cui si fatica a vedere anche un timido accenno. Non è certo colpa di Gallo se la Reggina non tira in porta, ma sicuramente di chi deve trovare le soluzioni e creare i presupposti. Perché questa Reggina, dati alla mano, fatica incredibilmente anche a creare occasioni da rete: nelle ultime uscite (Potenza, Francavilla, Juve Stabia e Rende) si possono contare sulla mano i tiri in porta degli amaranto, complici tre attaccanti che giocano a distanze siderali tra di loro e non si cercano mai. E se si vuol essere teneri, considerate i due gol falliti da Tassi contro il Rende, quella di ieri è stata la partita in cui la Reggina ha tirato di più. Il che assomiglia quasi ad un momento di blasfemia acuta, che ad un’analisi tecnico-tattica.
E di questa Reggina non si salva nemmeno il carattere, se è vero come è verissimo che negli ultimi tre incontri, la squadra è andata ko sempre nel finale, segno evidente di una mancanza di concentrazione ma anche di poca grinta ed esperienza. Quella esperienza che avrebbero dovuto somministrare i nuovi arrivati, ma che invece latita vertiginosamente.
E mentre gli avversari sembrano trenta in campo, la Reggina non riesce a difendere nemmeno una vittoria davanti al pubblico amico, umiliandosi nei suoi attacchi di panico frutto di film thriller già visto. La strada per i playoff, se la musica non cambia subito, è quasi irrimediabilmente persa, e probabilmente il tecnico ed i giocatori non se ne sono resi conto, a giudicare dalle ultime prestazioni. Verranno, forse, tempi migliori, ma la Reggina targata Drago ad oggi non può che lasciare un enorme senso di delusione…
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