“Il pareggio con la Juve Stabia ci ha dato autostima, adesso bisogna continuare nel nostro processo di crescita”. Questo il pensiero unanime, espresso sia dai giocatori che da mister Cevoli, alla vigilia della trasferta di Rende. In effetti, l’ottimo secondo tempo offerto contro i gialloblù campani aveva lasciato ben sperare, ma così come sottolineato attraverso queste colonne, bisognava attendere la partita del Lorenzon, per capire se la Reggina avesse trovato o meno il suo trampolino di lancio. L’impegno al cospetto dei silani dunque, andava visto come un autentico esame di maturità , ed in tale ottica non si può che parlare di netta bocciatura.
Un passo indietro che non ci saremmo aspettati, e che fa ancora più male di quello visto contro la Virtus Francavilla, quando Conson e compagni, reduci da quattro punti pesantissimi ottenuti tra Siracusa e Potenza, sono stati sconfitti dopo aver creato poco o nulla. Ieri sera, nel primo tempo la Reggina aveva dato segnali confortanti a dispetto delle difficoltà e di un avversario, quello guidato da Modesto, che ha dimostrato di non trovarsi certo per caso nelle posizioni che contano. Gli amaranto erano stati bravi a reagire, nonostante tre giocatori andati ko e due topiche clamorose in difesa. Al netto di un reparto difensivo che ancora non ha trovato la quadratura del cerchio, erano emerse le qualità che la compagine dello Stretto possiede, quando si tratta di affondare negli ultimi trenta metri.
Poi, quella ripresa sconcertante, caratterizzata da un atteggiamento che negli occhi di chi osserva, tifosi in primis, può generare sconforto e tristezza. Undici giocatori arroccati nella propria metà campo, timidi, quasi spaventati, come se stessero difendendo il risultato più importante della loro carriera calcistica. Neanche al San Siro di Milano, ai tempi d’oro della serie A, la Reggina avrebbe difeso il punticino in maniera così sparagnina, scialba e spaesata. Così facendo, la sconfitta è diventata inevitabile, oltre che meritatissima (anzi, per quello che si è visto nei secondi 45 minuti, il risultato penalizza oltremodo l’ottimo Rende, al quale vanno rivolti i più sinceri complimenti). Una mentalità del genere, che speriamo rimanga solo un caso isolato, svilisce il concetto di Reggina.
Lo scorso anno, abbiamo più volte criticato la mentalità che ormai aveva avvolto la maglia amaranto, fino a soffocarne ambizioni ed appeal: pareggi senza tirare in porta accolti come vittorie, derby da giocare ad armi pari vissuti come “i brutti anatroccoli” del girone C. Quella mentalità , è la stessa che abbiamo visto ieri, e che ci fa giudicare la Reggina vista a Rende come la peggiore di inizio campionato (peggiore anche di quella spazzata via dal Trapani, tanto per intenderci). Se al minuto 90 Franco non avesse messo in porta il pallone del 3-2, non sarebbe cambiato nulla: la Reggina al Lorenzon avrebbe perso comunque, di rientro dall’intervallo. Perché un punticino ottenuto così non sarebbe servito a niente, se non ad un “brodino” per la classifica.
La fiducia in questo gruppo resta, così come restano le attenuanti, figlie delle difficoltà , che ne hanno caratterizzato fino ad oggi il cammino. Ma se la promessa estiva era quella di mettere in piedi una squadra coraggiosa, che avrebbe sputato anima ed ardore in ogni centimetro del campo, quel tristissimo secondo tempo dice a tutti che c’è ancora da lavorare. Tanto, tantissimo da lavorare…
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