Non siamo certo dei medici di professione, ma se fossimo avvicinati dal figlio (tifoso) preoccupato per lo stato di salute della propria Reggina, risponderemmo che vi sono tutti i sintomi per definire la squadra in mini-crisi. Attenzione però, perchè l’obiettivo di chi scrive non è certo quello di alimentare malumori. C’è la sola presa di coscienza di quello che è un momento di evidente difficoltà dei ragazzi di Cevoli. I secondi 45 minuti di Vibo contro la Juve Stabia, quando Conson e compagni hanno messo sotto la squadra più in forma del campionato, sembrano oggi lontani anni luce.
E’ vero che una rondine non fa primavera (inverno in questo caso), ma se la memoria non ci inganna la vittoria da queste parti manca da quattro turni (Reggina-Siracusa 1-0, 15 ottobre). E più che i risultati, a preoccupare sono le prestazioni. Remissiva l’abbiamo etichettata in sede di commento. Scarica verrebbe da aggiungere con il senno del poi. Perchè, specie nella ripresa, la squadra non ha avuto la forza fisica e mentale di dare sfogo alle ripartenze, che, a detta di mister Cevoli, erano fondamentali per il modo in cui era stata impostata la partita.
Premesso che tutti questi impegni così ravvicinati, 4 in 15 giorni, e l’infermeria che si va via via riempiendo non sono condizioni ideali per esprimersi al meglio, non possiamo esimerci dal commentare quello che è sotto gli occhi di tutti. Qui non è in discussione il valore della squadra, ma l’atteggiamento ed alcuni errori sanguinosi (individuali come di reparto) che siamo costretti a vedere di weekend in weekend. Non ci soffermiamo sui nomi. Quando le cose vanno male, la responsabilità è di tutti. Quello che vorremo vedere in campo è semplicemente una squadra che provi a giocare a calcio. A prescindere dall’avversario o qualsiasi remora.
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