Passato, presente e futuro. Ai microfoni di ReggioNelPallone, Davide Dionigi ha detto la sua sul ritorno alle origini della Reggina, analizzando al contempo la parentesi di Catanzaro. Nelle parole di Re Davide, emergono tutto il sentimento per i colori che non ha mai smesso d’amare, unito al desiderio di poter rilanciare presto la propria carriera.
Partiamo da un tuo giudizio sul nuovo corso amaranto…
Dall’esterno non è mai facile dare un giudizio completo, ma non posso che augurare il meglio alla squadra di cui sono tifoso. Nella stagione ormai passata, ho letto da più parti che forse è mancato lo “spirito Reggina”, ed in tal senso le scelte recenti lasciano ben sperare. Sono fiducioso, anche perché questo popolo e questi colori, per storia e tradizione, non possono stare nei bassifondi della serie C per più di due anni. Reggio deve tornare grande, e spero che questo possa accadere sotto la gestione della famiglia Praticò: sarebbe un giusto premio, per una proprietà che ha fatto enormi sacrifici in un periodo così delicato.
Il giorno in cui ripescarono la Reggina in C, avevi detto che prima o poi avresti di nuovo allenato a Reggio. Conservi ancora questa idea?
Assolutamente si, quando un’idea nasce dal cuore non devi mai farla morire. Resto convinto che un giorno succederà, ma adesso tutto l’ambiente deve dare forza e sostegno al nuovo tecnico, che da quanto leggo e sento sarà Roberto Cevoli. Roberto è un allenatore davvero in gamba, ha tutte le carte in regola per far bene: l’ho conosciuto personalmente nella mia ultima esperienza a Reggio, sei anni fa, quando io allenavo la prima squadra e lui la primavera, e non posso che parlarne bene anche dal punto di vista umano. Questo è un momento importante e delicato per la Reggina, ognuno deve mettersi al servizio della causa e dare il proprio contributo affinché si crei fiducia e torni l’entusiasmo. A tal proposito, vorrei fare un esempio concreto.
Massimo Taibi, poche ore prima di essere ufficializzato come nuovo direttore sportivo, a precisa domanda ha detto che il sottoscritto non rientra nei suoi piani. Secondo logiche sbagliate o schemi preconfezionati, io dovrei rispondere in modo polemico o stizzito, ma non sarebbe giusto. Vado avanti serenamente per la mia strada, e vi dico che Massimo si dimostrerà una scelta indovinata, perché sono certo che ha conservato il carisma e l’entusiasmo che aveva quando era lui a scendere in campo. Abbiamo indossato assieme i colori amaranto nel 2000/2001, nell’anno del maledetto spareggio col Verona: ho conosciuto un grande portiere ed un professionista integerrimo, e sono felice che abbia coronato il sogno di tornare in una piazza dove ha fatto cose importanti. A proposito di ritorni, vorrei fare un in bocca al lupo anche al mio amico Giusva Branca: un reggino innamorato di Reggio e della Reggina, le sue idee e le sue capacità possono davvero costituire un valore aggiunto.
Adesso, veniamo a te. Ti aspettavi di interrompere il rapporto col Catanzaro? E’ vero che stavate vivendo un momento d’appannamento, ma è anche vero che la classifica diceva “più otto” dai playout e “meno due” dai playoff…
Senza voler mancare di rispetto al mio successore, sono straconvinto che quella squadra l’avrei portata ai playoff. Non dimentichiamoci che quando sono arrivato eravamo in piena zona retrocessione, e ad un certo punto siamo riusciti a raggiungere anche il sesto posto. Io capisco che Catanzaro sia una piazza esigente, avendo dalla propria un grande blasone, però finché non capiremo che un progetto ha bisogno di tempo, il nostro calcio sarà sempre un passo dietro ad altre realtà europee. La piazza mi ha messo sotto esame alle prime difficoltà, la gente rumoreggiava dopo sconfitte contro autentiche corazzate, vedi Lecce e Catania. Nessuno ha tenuto conto di vari fattori, come il deferimento legato al Money Gate: quando un gruppo di lavoro si trova di fronte al rischio di potersi trovare retrocesso d’ufficio nel finale di stagione, vuoi o non vuoi va un po’ in calo dal punto di vista della serenità. Insomma, ad un certo punto ho voluto lanciare un segnale forte e preciso, rassegnando le dimissioni. Mi resta comunque la grande soddisfazione di aver lanciato giovani come Puntoriere, Kanis, Marin ed Imperiale, con quest’ultimo venduto in B a gennaio.
La panchina giallorossa resta bollente, visto che anche Pancaro è andato via dopo pochi mesi…
Non entro in dinamiche che non mi competono. Posso solo dire che ho avuto la fortuna di conoscere una persona di enorme spessore come Floriano Noto: il Presidente, un po’ come capita a molti suoi colleghi, forse ha pagato lo scotto dell’esordio in un mondo che non conosceva, ma oltre alle risorse economiche ha idee e valori, vedrete che farà parlare bene di sé anche nel mondo del calcio. Lui e Pancaro, almeno per il campionato passato, forse non si saranno capiti bene dal punto di vista dell’obiettivo, considerato che il Presidente al momento della rivoluzione tecnica parlava di playoff ancora raggiungibili, mentre l’allenatore a fine stagione ha dichiarato di aver raggiunto l’obiettivo richiestogli, ovvero la salvezza…
Il futuro di Davide Dionigi?
C’è stata qualche richiesta, a breve credo che qualcosa si muoverà. Mi auguro di poter finalmente dar vita ad un percorso che viva di progetti ed obiettivi da sviluppare attraverso lavoro e cultura calcistica. Ho sempre odiato gli alibi, ma negli ultimi cinque anni, al netto degli errori che tutti possiamo commettere, ritengo di essere parecchio in credito con la fortuna.
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