Quattrocentocinquantasette punti segnati in sessantacinque presenze con la maglia della Viola ReggioCalabria, stiamo parlando del playmaker titolare dei neroarancio dal 2002 al 2004. Ospite dell’A tu per tu di oggi con Rodolfo Rombaldoni.
Riavvolgiamo il nastro, torniamo al 2003. La Viola arriva ai quarti di finale contro Treviso. Vince gara 1 e gara 2 al PalaCalafiore, poi i veneti ribalteranno la serie e voleranno in semifinale. Ci racconti le sensazioni da te provate in quei giorni ?
“Mi sono ritrovato a guardare le immagini di quelle partite proprio qualche giorno fa e devo ammettere che ogni volta che le guardo mi vien sempre la pelle d’oca. Vedere un palazzetto così pieno d’entusiasmo come quello di Reggio Calabria ti da una carica unica. Stavamo vivendo un sogno, purtroppo poi infranto, ma ne siamo comunque usciti a testa altissima.”
Nuova esperienza per te quest’anno. A 41 anni suonati non hai alcuna intenzione di appendere gli scarpini al chiodo e firmi in serie B con la Bakery Piacenza, squadra con la quale siete arrivati secondi nella regular season e vi siete anche qualificati per le semifinali dei play-off, dopo aver ribaltato la serie contro Cecina ai quarti. Come ti aspetti di chiudere la stagione quest anno con la tua nuova maglia ?
“Le aspettative, come è giusto che sia, sono molto alte. Noi puntiamo a vincere sempre, anche se sappiamo benissimo che ci sono squadre anche più attrezzate della nostra ed il livello in B si sta alzando sempre di più. Come abbiamo visto ai quarti di finale contro Cecina in questi play-off non c’è nulla di facile e scontato, ma sono fiducioso e so che possiamo, anzi dobbiamo dire la nostra.”
Altro tuffo nel passato. Atene 2004. Vinci l’argento Olimpico con la canotta che ogni cestista sogna d’indossare, quella della Nazionale Italiana. Ci racconti un aneddoto di quelle straordinarie Olimpiadi e le emozioni che da la medaglia d’argento al collo?
“Eravamo praticamente impegnati tutti i giorni tra allenamenti e partite ufficiali, pertanto la televisione era sconosciuta per noi. Non eravamo a conoscenza di alcun altro risultato dei nostri connazionali alle Olimpiadi. Un giorno ci ritrovammo nel villaggio olimpico e Bulleri inizialmente non riconobbe un suo concittadino. Ad un tratto la lampadina si illuminò e chiese lui come stesse andando in questi giorni. La risposta lo spiazzò: “Ho appena vinto un oro nel ciclismo”. Sulla finale posso dirti che le settimane precedenti furono di grande lavoro. L’Argentina si affacciava alle Olimpiadi con i favori del pronostico, ma noi eravamo consapevoli dei nostri mezzi, avendoli già battuti nel girone di qualificazione. Nel post-partita molti ci dissero che, appagati del risultato raggiunto, abbiamo affrontato la gara con troppa superficialità, ma ricordo che sotto di dieci siamo riusciti a ribaltarla fino al +1 a metà del terzo quarto. Quando arrivi in finale, poi, giochi inevitabilmente per vincere, qualunque squadra hai di fronte”.
Chiudiamo con l’ultima domanda: nel corso della tua lunga carriera qual è il giocatore più forte che hai affrontato?
“Ho avuto la fortuna di giocare contro Ginobili. Non sono l’unico a pensarlo, persino i coach americani ne apprezzano l’altissimo valore tecnico. che tra l’altro è candidato per un posto nella Hall of Fame. E’ incredibile come un atleta di razza bianca, perchè negli Stati Uniti la differenza di fisico si nota, sia riuscito a non snaturare il proprio modo di giocare, tirando da fuori e andando dentro”.
Simone Bellantone
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