Il campanello d’allarme, per noi, era suonato già in tempi non sospetti. Qui non si è mai alluso a pareggi frutto del caso o a reti “fortunose”, né si è messo in discussione l’atteggiamento con cui i ragazzi di domenica in domenica scendono in campo. Aggressivi, senza timore, con il sangue agli occhi. Il calcio, ahinoi, non è solo questo.Â
I limiti tecnici, ancor prima che strutturali, non possono passare inosservati. Con ciò non intendiamo sminuire il lavoro di Salvatore Basile, che, in linea con quanto concordato con le alte cariche, ha allestito una rosa che può affrontare, dignitosamente, il campionato di Serie C e, perchè no, togliersi qualche soddisfazione.
E’ da un po’ di tempo, però, che la Reggina è diventata il fantasma di se stessa. Idee e organizzazione tattica sono rimaste fuori dai cancelli del Sant’Agata. Gli amaranto sono incapaci di costruire una trama di gioco, incapaci di creare pericoli, affidandosi a giocate estemporanee che spesso si rivelano poco utili.
Non contestiamo di certo la logica del “raggiungere il risultato, a prescindere dal bel gioco“. Sacrosanto. C’è un bene comune, al di sopra di tutto, e noi ne siamo consapevoli. Peccato che di recente oltre a non vedere un concetto di calcio armonioso (e che non è certo la prerogativa), ci viene difficile trovare i risultati. C’è una considerazione, opinabile, da fare, ma che potrebbe fotografare, in poche parole, la situazione degli ultimi mesi in casa Reggina: è l’inerzia che manda avanti la squadra di Maurizi, sicuri sia questa la strada giusta?
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