E’ grigio, all’orizzonte nero, il cielo sopra la Reggina.
La crisi di gioco, personalità e (conseguentemente) risultati, ha dirottato gli amaranto dalla piena zona playoff all’incubo playout.
Da una parte un gruppo che si è sciolto alla prima difficoltà, che detona la totala mancanza di “carattere” del dei singoli calciatori, dall’altra un’involuzione di gioco nemmeno lontanamente immaginabile 45 giorni fa. Brutti gli schiaffi recenti: su tutti quello casalingo contro la Sicula. Ma anche il “ko” tecnico di Siracusa, contro l’Akragas fanalino di coda (giunto al De Simone con “pranzo a sacco” in virtù delle gravose vicissitudini societarie) ha lasciato parecchi segni sul corpo, sul morale e, soprattutto, su una classifica sofferente.
La Reggina oggi deve ritrovarsi. Oggi o, probabilmente mai più. Il derby contro il Rende, che aprì il campionato con una sconfitta forse immeritata degli amaranto al Lorenzon, non è una semplice partita ma è La Partita. Quella in cui ai calciatori spetta di mostrare gli attributi senza se e senza ma. A loro il compito di giocare con le “palle”. Altrimenti meglio non cambiarsi proprio e restare con “i risvoltini” in tribuna. Chi se la sente scenda in campo, chi non se la sente…può salutare. Tra quindi giorni il mercato darà già la possibilità di cambiare aria ( e molti hanno già la testa altrove ) e di intervenire per rafforzare, ma prima di allora due derby consecutivi attendono gli amaranto. E se quello di Catanzaro in programma a cavallo delle festività si preannuncia ostico, quello di oggi al Granillo diviene fondamentale. Un derby per “uomini” e non certo per femminucce, da vincere con il cuore e con la testa prima che con i piedi.
Una partita probabilmente non per tutti, manifestato che alcuni calciatori amaranto mancano di grinta e di “nervo”, non ne hanno il dna. A Maurizi, dunque, il compito di sapere scegliere. Di essere anche impopolare, di rischiare, di provarci. Di mandare in campo quei giocatori che, a suo avviso, abbiano il sangue agli occhi già dalla mattina nella consapevolezza di voler essere voraci ed affamati, sempre sportivamente parlando. A chi va in campo l’onere di vincere, non risparmiandosi. Senza fiato e senza paura. Ma solo con una lucida follia.
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