Il solito copione. La presenza del Presidente Praticò nell’ultima puntata de “I fatti del pallone”, in onda su LacTV, riporta in auge tematiche che a queste latitudini restano sempre e comunque all’ordine del giorno. E che nelle “disamine presidenziali” vengono sempre al primo posto. Il calcio giocato? I sorrisi inaspettati, regalati da una squadra sbarazzina che fino ad oggi è stata sempre sul pezzo? Il lavoro fin qui sorprendente del tandem Basile-Maurizi? Solo un breve accenno, come se si trattasse di trascurabili dettagli.
Ad animare gli interventi del Presidente, in risposta alle domande del collega Maurizio Insardà, “sempre loro”: “i nemici della Reggina”, coloro i quali vogliono il male della società e dei colori amaranto. “C’è una piccola parte della città che parla per partito preso, è prevenuta. E’ in malafede”. Su tale punto, faremo solo un breve accenno. Anche perché siamo consapevoli (almeno noi!) che agli occhi di chi legge, o se preferite alla tifoseria, sono argomenti di interesse pari allo zero. Ma siccome questa storia va avanti da almeno un anno e mezzo, sarebbe il caso che il Presidente Praticò facesse i nomi, senza sparare nel mucchio.
Presidente, chi è che vuole il male della Reggina?
Continuando a fare riferimenti generici, si corre il rischio di aumentare solo polemiche gratuite. Quelle stesse polemiche, di cui lei si è sempre lamentato. Eppure, un dirigente esperto, capace e navigato come lei, che nel suo percorso non ha mai dimenticato la lealtà e l’etica comportamentale (di questo, tutti devono dargliene merito…), dovrebbe sapere che una delle principali piaghe di questo ambiente è il “parlare in generale”, insopportabile consuetudine di noi reggini.
Ma veniamo al “piatto forte”, di quello che minuto dopo minuto ha iniziato a preoccuparci sempre di più. “L’obiettivo principale della società deve essere quello di finire il campionato”, ha proseguito Praticò, dipingendo una situazione che, a questo punto, chiunque sarebbe autorizzato a definire, nella migliore delle ipotesi, tuttaltro che rosea. E noi a questo punto non vorremmo essere nei panni di Salvatore Basile. Eh già, perché il coordinatore dell’area tecnica amaranto, da qui a breve, dovrà intraprendere una missione difficile, quasi quanto quella di dover allestire una squadra con un budget ridottissimo. I rinnovi dei contratti di Porcino e De Francesco. Non due qualunque, ma una parte fondamentale della squadra. Due calciatori da categoria superiore, i cui contratti scadono a giugno 2018. E come farà il direttore adesso a “trattare” con due calciatori che certamente hanno dimostrato di amare questi colori ma sono pur sempre due ragazzi con la legittima ambizione di migliorarsi? Che argomenti userà con Porcino, De Francesco ed i loro procuratori, nel momento in cui la società, ad oggi, non ha la certezza non solo di poter fare un minimo di programmazione futura, ma addirittura di finire il campionato?
La preoccupazione, ovviamente, non si limita ai singoli. Il discorso è più ampio. Perché qui c’è un intero gruppo, al quale stiamo mandando messaggi che farebbero andare in depressione totale anche il più inguaribile degli ottimisti e dei sognatori. Perché se l’obiettivo primario è finire il campionato, non si capisce e non si può capire quale sia il progetto. Perché qui si chiede a chi scende in campo ardore, coraggio e rispetto per la maglia dal primo allenamento fino al triplice fischio finale, ma non abbiamo la sicurezza di arrivare a giugno…
Eppure, l’obiettivo della Reggina è lo stesso di piccoli centri che contano poche migliaia di anime e non hanno mai fatto neanche la serie B. Si parte dal minimo sindacale (la salvezza), dal pareggio di bilancio e dalla chiusura di una gradinata, attuata per ottimizzare i costi di gestione. E noi questo lo accettiamo (attenzione, non significa esserne felici…), con tanta dignità e tanta passione per questo eterno simbolo. Ma se nonostante tutte queste restrizioni, se nonostante un cerchio chiuso da tutta una serie di obiettivi minimi, non siamo nelle condizioni di poter dire con certezza assoluta che finiremo il campionato, allora la domanda non può che nascere spontanea. Quanto è delicata la situazione economica di questa Reggina? E se è delicata a tal punto da mettere in discussione la fine del campionato , con annessi rischi di penalizzazione dietro l’angolo, non sarebbe il caso di coinvolgere (non domani, ma adesso, subito…) il Sindaco, le Istituzioni e chiunque possa dare una mano per non ripetere il dramma calcistico vissuto soltanto due anni addietro?
“Chi ci critica, che trovi persone in grado di fare meglio di noi”. Anche questo passaggio, riportato per l’ennesima volta anche su LacTv, va chiarito una volta per tutte. Sia gli addetti ai lavori che i tifosi, partendo da un presupposto basilare del rispetto dei ruoli e delle persone, hanno il diritto, ed in certi casi anche il dovere, di muovere una critica quando lo ritengono opportuno. Ma non sta certo né all’una né all’altra componente, trovare qualsivoglia imprenditore disposto ad investire nella Reggina o far crescere un apparato dirigenziale. Sviluppo economico, crescita, progettualità: compiti di certo non facili, ma che spettano solo ed esclusivamente alla società che in questo momento sta rappresentando una delle massime espressioni cittadine. E’ il presidente che ha il Dovere di rinforzare la società su tutti i suoi fronti, non i tifosi, e nemmeno i giornalisti.
Presidente, questa continua ricerca della “grande bruttezza” non aiuta, è deleteria, serve solo a creare un micidiale effetto boomerang ai limiti dell’insopportabile. Non aiuta lei, non aiuta la piazza, non aiuta chi scende in campo e non aiuta chi lavora quotidianamente al Sant’Agata. Perché un conto è non poter guardare nemmeno un secondo al futuro, non poter ambire ad un decimo (DECIMO!!!) posto che porterebbe ai playoff. Un altro è dover aver paura anche del presente…
Ferdinando Ielasi-Vincenzo Ielacqua
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