Ci sono storie che magari non durano molto, ma sono talmente intense da rimanere incancellabili. Ci sono giocatori capaci di venire amati alla follia ma anche odiati, laddove l’odio altro non è che la conseguenza di un grande amore. La storia che vi stiamo per raccontare, sembra davvero la perfetta sintesi dei sentimenti appena descritti: pagine piene di gioia ma anche di profonda amarezza, per un calciatore che entra di diritto nella “hall of fame” del calcio nostrano. Nel viaggio alla ricerca degli “ex d’autore”, Reggionelpallone.it questa settimana ha scelto un compagno veramente d’eccezione: Massimo Taibi.
(INTERVISTA ESCLUSIVA)
Sabato c’è Reggina-Ascoli: per te un anno e mezzo sia qui che nelle Marche, dove hai chiuso la carriera. Per chi batterà il cuore di Massimo Taibi?
Ti rispondo Reggina, senza nemmeno pensarci: a Reggio ho vissuto il periodo più bello della mia carriera, sotto il profilo professionale e sotto quello umano. Ad Ascoli mi sono trovato abbastanza bene, ma non c’è proprio paragone con l’anno e mezzo passato in amaranto.
Quali sono i ricordi più vivi che ti porti dentro, della tua avventura reggina?
Mi porto dentro l’affetto della gente, un calore unico, che non sarei mai riuscito ad immaginarmi. Mi sono calato subito nella parte, e con la città si era creata una simbiosi: le persone mi riconoscevano addirittura se ero per strada con lo scooter, e in testa avevo un casco. Purtroppo però, porto con me pure una nota negativa…
Già, quello spareggio col Verona, con Cossato che ti beffa quando il trionfo era dietro l’angolo…
Senza voler gettare la croce a nessuno, penso che quel gol più che da un errore mio sia scaturito da un errore della difesa, ma non è questo il punto. Il vero dolore e la vera rabbia, nascono dalle voci vergognose che qualcuno ha messo in giro dopo : e’ stato detto che avevo firmato con l’Atalanta 2 giorni prima dello spareggio, addirittura qualcuno mi ha dato del venduto. Sono cose che mi hanno fatto stare malissimo, condizionando addirittura la mia prima stagione a Bergamo. Ancora oggi, a distanza di 9 anni e con una carriera ormai chiusa, non riesco a mandarle giù.
E perché allora non ce la racconti tu la verità?
La verità è che a Gennaio di quell’anno ero già andato dal presidente Foti e dal vicepresidente Remo, per dirgli che non potevo più rimanere. Dovevo avvicinarmi a mia moglie, per avere l’ultima possibilità di salvare un matrimonio che stava andando a rotoli: nonostante tutto, in quei mesi cercai di dare la priorità alla salvezza della Reggina. Ripeto, ho sofferto da morire, ho pianto a dirotto dopo quella maledetta partita, e con l’Atalanta ho firmato dopo lo spareggio, non prima. Chi ha diffuso quelle bugie meritava che io tornassi a Reggio, anche solo qualche minuto, per appenderlo al muro. Fortunatamente, sono riuscito a salvare un matrimonio, e i rapporti con Foti e Remo, mio grandissimo amico, sono rimasti ottimi. Per quanto riguarda la tifoseria, la terza volta che sono venuto al Granillo da ex, ho notato che le cose sono andate decisamente meglio, dopo 2 accoglienze fatte di fischi ed insulti: amo ancora Reggio, amo ancora quella maglia.
A far rimanere malissimo la gente, non fu tanto l’addio dopo la retrocessione, ma le tue presunte dichiarazioni, riportate dall’Eco di Bergamo, alla vigilia di un nuovo spareggio. Stavolta di mezzo c’e’Atalanta, e Taibi indossa la maglia nerazzurra, dicendo che i suoi attuali compagni devono stare attenti al sottopassaggio del Granillo…
Veramente, ho detto l’esatto contrario! L’eco di Bergamo in quei giorni intervistò Ferron, (ex portiere del Verona,ndr) e alcuni dirigenti veronesi, i quali raccontarono di essere stati aggrediti negli spogliatoi e nel sottopassaggio del Granillo. Quando chiesero a me di confermare la versione gialloblù, io smentii categoricamente, aggiungendo soltanto “ma se i miei compagni adesso hanno paura, magari possiamo andare a dormire a Messina”. Fu una battuta e nulla più, e infatti il giornale in questione, su mia precisa richiesta, rettificò pubblicamente quelle affermazioni addebitatemi. Nella vita si sbaglia, e se io avessi sbagliato oggi lo ammetterei pubblicamente: non posso però confermare, cose che mai mi sarei permesso di dire.
Proviamo a farti tornare il sorriso: Reggina-Udinese, calcio d’angolo di Mamede e Massimo Taibi che entra nella storia. Lo sai che la statua presente nei pressi della Curva Nord, è stata costruita con riferimento a quella rete?
Avevo già provato a fare gol a Catania, in campo neutro col Verona: il pareggio segnato da Stovini a tempo scaduto, fu anche merito della mia presenza in area di rigore, che portò 3 avversari a marcare me, dimenticandosi di lui. Con l’Udinese provai a fare lo stesso, ma nella prima occasione Giannichedda respinse il mio tentativo sulla linea. La seconda volta invece, ho colpito di testa e ho visto la palla che entrava in rete: ero fuori di me dalla gioia, ricordo come se fosse ieri il boato di 30.000 persone e l’abbraccio con Manuele Belardi, il quale più di una volta, in allenamento, mi diceva “Massimo, prima o poi tu un gol lo segni”! Già che ci siamo, ti aggiungo un’altra cosa: ricordi la superparata di Ferron su Dionigi, all’ultimo minuto dello “spareggio maledetto”? Beh, io in quell’azione mi ero portato in avanti, e Dionigi colpì una palla che stava arrivando proprio a me: avevo tutto lo specchio della porta libero, e sono certo che se avessi calciato io, sarebbe stato il gol della salvezza.
Niente da fare, quella mancata salvezza non ti è mai andata giù: in effetti, non la centraste per pochissimo, e gli arbitri di certo non vi hanno favorito …
Più che per gli errori arbitrali, non ce l’abbiamo fatta perché siamo arrivati stanchi nel rush finale. Avevamo fatto una rimonta pazzesca, rialzandoci dopo 8 sconfitte di fila, e quindi nelle ultime gare eravamo spremuti. Ricordo benissimo la trasferta di Perugia, con 12.000 tifosi al seguito: rimediammo solo un pareggio, con Mazzantini e Materazzi che evitarono il gol che ci avrebbe in pratica salvati. E non dimentico neanche il rigore fischiato in loro favore: io entrai un po’ in ritardo su Vryzas, ma lui fu molto furbo a cercarsi un fallo che non c’era.
Parliamo di presente. Che effetto ti fa vedere la Reggina alla ricerca della salvezza, in un campionato che sulla carta avrebbe dovuto vincere?
Un effetto stranissimo, anche perché io stesso l’avevo indicata come super favorita alla vigilia. Sono contento che sia riuscita a rialzarsi, e credo che gente del calibro di Bonazzoli, Tedesco e Vigiani, alla fine farà la differenza. Senza dimenticare la società: Foti e Remo sono dei grandi uomini, che ti stanno sempre vicino dandoti gli stimoli giusti.
Il futuro di Massimo Taibi invece?
Sto facendo il dirigente a Rubiera, in provincia di Modena, e siamo secondi nel campionato di Promozione. In più, ho fondato 2 scuole per aspiranti portieri: è un’esperienza interessante, che mi dà l’opportunità di stare accanto a mia moglie, che è modenese, e ai miei bimbi.
Quindi, se dalle “alte sfere amaranto” arrivasse una telefonata per dirti di venire a fare a Reggio ciò che stai facendo ora a Modena, la declineresti?
A una telefonata simile sarebbe difficilissimo dire di no. Pensa che qualche anno fa, prima di smettere, dissi a Foti che sarei voluto tornare a parare a Reggio, e lo avrei fatto anche gratis…
Ferdinando Ielasi
Commenti