I reggini hanno mille pregi. Ma altrettanti difetti. Tra questi, uno spicca sonoramente su tutti. Il reggino è capace di esaltarsi per un “non nulla” e nello stesso tempo ama gettarsi a terra alla prima occasione. E ama, per condire con un po’ di spezie il suo operato, sparare a zero su questo o quell’argomento, su questa o quella persona. Inevitabilmente ciò si riflette o meglio si manifesta, anche nel mondo pallonaro e nell’alternarsi delle vicende, alquanto da soap opera, della Reggina. Così succede, con scadenza temporale, da due anni a questa parte. Ad ogni successo ci si esalta e si pensa in grande, ad ogni ko si parla di fallimento e di ripartenza dai campionati dilettantistici. Ma come sempre, “in medio stat virtus”, ed è propria nel mezzo che và cercata la virtù e la verità. Reggio deve pensare solo ad un obiettivo, calcisticamente parlando, per questa stagione: la salvezza. Conquistabile, senza dubbio. La vittoria di ieri non ne è solo una prova, ma è la certezza e la dimostrazione che, l’obiettivo della città, è fortemente voluto, segno del destino, dai reggini doc che al “Dal Conero” hanno firmato i tre punti. Barillà e Missiroli che trascinano una città, nonostante i fischi, le umiliazioni e le contestazioni continue che i due calciatori hanno subito in questi tempi. Forse gli unici, a dire il vero, a metterci sempre la faccia, il cuore e l gambe. Cuore e orgoglio: non è forse questo che la città cerca? Non è forse quello di cui ha bisogno la Reggina per uscire da un tunnel così nero e così deprimente? E allora, Reggio deve crederci. E basta. Perché per le polemiche, per i processi c’è ancora tempo. Il rush finale che attende la città non ammette, adesso, parole. Servono i fatti. Serve la consapevolezza di una dimensione, ridotta, che fa venire i crampi allo stomaco ma che, in realtà deve stimolare uno dei tanti pregi reggini: l’orgoglio di superare la difficoltà. Per i difetti, c’è ancora tempo.
Vincenzo Ielacqua
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