Sentenza shock al Tribunale di Reggio Calabria, dirigente medico assolto dalle accuse di assenteismo, non obbligato a recarsi sul posto di lavoro.
Il Tribunale di Reggio Calabria ha preso una decisione che ha dell’incredibile, tanto che la sentenza ha ribaltato ogni pronostico, scagionando dalla accuse di assenteismo la direttrice di unità operativa complessa di un’azienda ospedaliera. Secondo il Tribunale, la dottoressa non era obbligata a rispettare il numero di ore previste dal suo contratto, né di presenziare sul posto di lavoro.

Il giudice ha accolto la richiesta dei legali della dottoressa, scagionandola dalle accuse di assenteismo registrate dai software della struttura ospedaliera presso cui la donna presta servizio e che monitorano le presenze dei lavoratori. Il Tribunale di Reggio Calabria, seconda sezione Civile Settore Lavoro Previdenza, condotto dal giudice Arturo D’Ingianna, ha preso una decisione incredibile.
Dottoressa accusata di assenteismo: il Tribunale prende le sue difese
La dirigente della struttura ospedaliera, secondo quando espresso dalla sentenza, non è tenuta a rispettare il vincolo delle ore minime, ossia 38 ore settimanali, previste dal contratto. Di conseguenza, è stato ritenuto illegittimo prendere provvedimenti nei confronti della donna, nonostante la richiesta avanzata dall’azienda ospedaliera per il debito orario accertato in base alle timbrature.
Come sottolinea la difesa della donna, i direttori di unità operativa complessa non sono tenuti a rispettare le ore minime di lavoro, e tale vincolo non si applica ai titolari di un incarico di struttura complessa. Questi devono assicurare la loro presenza in servizio soltanto quando necessario, senza vincoli orari e tramite un apposito programma organizzato dalla struttura.

Dunque, secondo la sentenza, l’orario di lavoro differisce dal tempo di lavoro, e non costituisce parametro della prestazione. Il lavoro di un professionista, anche nel settore ospedaliero, deve essere valutato esclusivamente in base al suo operato e ai risultati raggiunti rispetto agli obiettivi assegnati. Il tutto, dunque, fa fede a una efficace ed efficiente gestione delle risorse all’interno della struttura.
Nessun vincolo di orario, la difesa della dottoressa valuta il suo operato in base ai risultati raggiunti
Il Tribunale di Reggio Calabria ha dunque accolto gli argomenti espressi dalla difesa della direttrice di unità operativa complessa, sentenziando che “non vi è alcun elemento che faccia ritenere che la contrattazione collettiva intenda sottoporre il dirigente di struttura complessa a una prestazione minimale di lavoro di 38 ore settimanali”.

È responsabilità del diretto interessato intervenire sul posto di lavoro, quando necessario e quando è più opportuno farlo. Nonostante il contratto per i dirigenti medici sia di 38 ore settimanale e per cinque o sei giorni settimanali, come riferito dall’articolo 24, sussiste un “articolazione flessibile”. Insomma, non si tratta di assenteismo, ma di autogestione del proprio lavoro.