Daspo di tre anni, ma i giudici danno ragione al calciatore

Calciatore colpito da tre anni di Daspo, ma alla fine interviene il TAR e blocca tutto: un precedente importante, che vuol dire.

Nel vasto universo del calcio, dove passione e regole si intrecciano costantemente, esiste un provvedimento che, pur essendo nato per garantire la sicurezza negli stadi, può colpire non solo i tifosi più scalmanati, ma anche i protagonisti del gioco stesso: il D.A.SPO., che sta per il Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive.

Rissa in un campo di calcio
Daspo di tre anni, ma i giudici danno ragione al calciatore (Reggionelpallone.it)

Il Daspo, ormai da qualche anno, è stato introdotto per arginare fenomeni di violenza, intemperanza o pericolo per l’ordine pubblico in occasione di eventi sportivi, ed è stato per anni associato quasi esclusivamente ai supporter più accesi, spesso protagonisti di scontri dentro e fuori gli stadi. Dallo stadio, questo strumento è stato poi “esportato” anche per punire manifestanti particolarmente “facinorosi”.

Calciatore colpito da Daspo: che cosa è successo

Ciò che molti non sanno è che anche un calciatore, pur essendo in campo e non sugli spalti, può incappare in questa misura se il suo comportamento viene ritenuto lesivo della sicurezza collettiva. Si tratta di quello che è successo a un calciatore dell’U.S.D. Africo, a seguito di presunti episodi accaduti durante un acceso incontro con l’A.S.D. Siderno 1911.

volante della polizia dettaglio
Calciatore colpito da Daspo, che cosa è successo (Reggionelpallone.it)

Questi ha fatto ricorso al TAR di Reggio Calabria, che ha annullato il provvedimento, precedentemente disposto dal Questore di Reggio Calabria, e che – secondo quanto emerso – era parso sin da subito sproporzionato, soprattutto considerando il ruolo professionale del destinatario. Non è la prima volta che un ricorso contro lo strumento del Daspo viene vinto dal ricorrente.

Perché è stato annullato il provvedimento del Daspo contro il calciatore

Nel caso specifico, la difesa, guidata dall’avvocato Pasquale Saffioti, ha fatto leva su un punto cruciale: il Daspo, per quanto legittimo nel suo intento di prevenzione, si legge nel ricorso avverso, non può diventare uno strumento punitivo che ostacola in maniera eccessiva i diritti individuali e la libertà di esercitare la propria professione.

volante della polizia
Perché è stato annullato il provvedimento del Daspo contro il calciatore (Reggionelpallone.it)

Sarebbe proprio questo il cuore della sentenza: il giudice ha ritenuto che, nel caso specifico, l’interdizione dalle manifestazioni sportive danneggiasse in modo ingiustificato la carriera del calciatore, andando oltre quanto richiesto dalla necessità di tutelare l’ordine pubblico. Si tratta di una sentenza che ha un peso simbolico e giuridico notevole.

Una sentenza che farà discutere molto

Questa sentenza pronunciata dal TAR di Reggio Calabria, in effetti, stabilisce un principio importante: anche quando si parla di sicurezza, bisogna mantenere un equilibrio tra il bene collettivo e i diritti del singolo, evitando misure eccessive che rischiano di trasformare uno strumento di tutela in un atto di discriminazione professionale.

Il caso del calciatore calabrese ci ricorda che il diritto, persino nei contesti ad alta tensione come il calcio, deve restare uno strumento di giustizia e proporzionalità, non di repressione cieca. E ci invita a riflettere: se è giusto chiedere responsabilità a chi scende in campo, è altrettanto doveroso garantire che nessuno venga privato della propria dignità professionale sulla base di valutazioni affrettate.

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