La passione per il calcio, l’amore per questo sport, è generazionale, si trasmette di padre in figlio, come in una staffetta avviene il passaggio di testimone. Cambiano i tempi ma non mutano le regole non scritte che legano, attraverso il tempo, le emozioni che quel pallone regala ad un bambino, portato per la prima volta allo stadio dal padre, e che una volta cresciuto porterà a sua volta il proprio figlio a conoscere quella magia, in un ciclo continuo e infinito.
Così come avviene per gli appassionati che tifano, urlano ed esultano, con il figlio o con il padre, anche in campo, talvolta, avviene il passaggio di testimone per quel sogno che a volte è troppo grande per essere realizzato, altre volte invece si può provare a trasformarlo in realtà . Così accade che a Londra, al Wembley Stadium, il 26 giugno 2021 Federico Chiesa segni il gol del vantaggio dell’Italia contro l’Austria, nei tempi supplementari di un ottavo di finale più complicato del previsto. Non era ancora nato Federico quando il 14 giugno del 1996, 25 anni fa, a meno di 300 chilometri da Londra, per la precisione a Liverpool, suo padre, Enrico Chiesa, realizzò il gol del pareggio contro la Repubblica Ceca. Era Euro ’96 ed il gol dell’allora attaccante Sampdoria prossimo ad accasarsi al Parma, non fu sufficiente: i cechi vinsero comunque grazie alla rete di Nedved, l’Italia arrivò terza nel girone e venne eliminata. Ben diverso è stato invece il peso del gol di Federico, che sommato a quello di Pessina ha condotto gli azzurri ai quarti di finale. L’Italia del 1996, vice-campione del mondo in carica, era tra le favorite del torneo; venticinque anni dopo, il ruolo da protagonista se lo sta ritagliando con i numeri e le prestazioni, provando ad arrivare più in là di quanto ci si potesse aspettare.
Un po’ lo stesso discorso vale anche per la Danimarca che giocherà contro la Repubblica Ceca un quarto di finale tra due outsider. I danesi, dopo lo shock iniziale a causa del dramma sfiorato da Eriksen, hanno dimostrato di essere una squadra coriacea e quadrata, che gioca con intelligenza e sa regalare spettacolo. Una nazionale sorretta dai solidi guantoni di Kasper Schmeichel che sogna di ripetere l’impresa realizzata da suo padre Peter nel 1992. Allora, una Danimarca già in vacanza venne richiamata in fretta e furia dall’Uefa per prendere il posto della Jugoslavia. Ciò che accadde fu qualcosa di impensabile: allestita la squadra e dopo pochissimi giorni di raduno, la nazionale danese arrivò fino in fondo, battendo in finale la Germania campione del mondo in carica, scrivendo una pagina indimenticabile di storia del calcio. Tra i grandissimi protagonisti di quell’impresa, c’era appunto il portierone Peter Schmeichel; Kasper, che allora aveva 5 anni, poté gioire dell’impresa paterna. I pali da difendere come testimone da passare di padre in figlio, l’orgoglio di Peter nel vedere Kasper indossare la maglia della nazionale proprio come lui già dal 2013. E adesso, 29 anni dopo quello storico successo, un altro Schmeichel difende i pali di una Danimarca che vuole provare di nuovo a scrivere la storia.
Avrà certamente in futuro altre chance di emulare il proprio padre un altro calciatore, fermatosi agli ottavi di finale. Marcus Thuram, classe 1997, è stato uno dei rigoristi scelti da Deschamps contro la Svizzera; penalty ben calciato e trasformato ma la Francia campione del del mondo ha lasciato il torneo dopo l’errore di Mbappé. Marcus è giovane e di possibilità di alzare il trofeo continentale, come fece suo padre Lilian nel 2000, ne avrà ancora, facendo parte di una generazione di giovani talenti francesi che certamente nei prossimi anni arriverà lontano. Un po’ come lo era la generazione di cui fece parte Thuram padre: da Zidane a Trezeguet, da Barthez allo stesso Deschamps, da Blanc a Vieira, un’ossatura di campioni che portò la Francia a diventare campione del mondo nel 1998, d’Europa nel 2000 e vice-campione mondiale nel 2006. Non ha trovato invece spazio nelle gare della Svezia l’attaccante Jordan Larsson, figlio di Henrik, bomber svedese dagli anni ’90 fino al 2009, tra i protagonisti di quella che resta una grande impresa per gli scandinavi, il terzo posto a USA ’94. Per Jordan, nato tre anni dopo quel risultato raggiunto dal padre, in futuro potrebbero esserci nuove opportunità per riproporre il nome Larsson tra quelli dei più importanti bomber d’Europa.
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