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Europei, la Storia: 1992, successo a sorpresa per la Danimarca “ripescata”

Europei, la Storia: 1992, successo a sorpresa per la Danimarca “ripescata”
Mondo Sport
02/06/2021 22:12 | A cura di Domenico Geria
Ammessa alla nona edizione degli Europei a pochi giorni dal calcio d'inizio per l'esclusione della Jugoslavia, la Danimarca si laureò campione a sorpresa

La Storia degli Europei di calcio: RNP racconta in 15 puntate gli eventi, le imprese e i protagonisti della più prestigiosa competizione continentale per nazioni, dagli albori fino all’ultima edizione datata 2016, alla vigilia della 16^ edizione.

SVEZIA 1992

PRIMA FASE – Formula vincente non si cambia e anche nella nona edizione degli Europei si ripete il format già visto, con sette gironi eliminatori e altrettante qualificate, da sommarsi alla nazionale padrona di casa che sarà la Svezia.

QUALIFICATE – Ad accedere alla fase finale di Euro ’92 furono: la Svezia padrona di casa, la Francia (prima classificata del Gruppo 1 davanti a Cecoslovacchia, Spagna, Islanda e Albania), la Scozia (Svizzera, Romania, Bulgaria e San Marino), l’Unione Sovietica (Italia, Norvegia, Ungheria e Cipro), la Jugoslavia (Danimarca, Irlanda del Nord, Austria e Far Oer), la Germania (Galles, Belgio e Lussemburgo), l’Olanda campione in carica (Portogallo, Grecia, Finlandia e Malta) e l’Inghilterra (Irlanda, Polonia e Turchia).

I FATTI EXTRA-CALCIO – Tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta del Novecento, in Europa avvennero molti eventi politici e sociali che, ovviamente, ebbero ripercussioni anche in ambito sportivo. In primis, la Caduta del Muro di Berlino del 1989 portò alla riunificazione delle due Germanie in una sola nazione. Due anni più tardi ebbe ufficialmente fine l’Unione Sovietica, dalla cui dissoluzione acquisirono l’indipendenza molte nazioni; tuttavia, qualificata per la fase finale di Euro ’92, la rappresentativa nazionale scese in campo per l’ultima volta con il nome di CSI, Comunità degli Stati Indipendenti. Lo scoppio della Guerra dei Balcani che coinvolgeva il territorio della Jugoslavia, avvenuto nei primi mesi del 1991, portò l’UEFA ad escludere la nazionale slava e al ripescaggio della Danimarca, seconda nel Gruppo 4, una decisione presa il 31 maggio 1992, a undici giorni dal debutto, con il CT danese Moller-Nielsen costretto a richiamare in fretta e furia i suoi calciatori, molti dei quali già partiti per le vacanze. Infine, le qualificazioni per Euro ’92 furono le ultime per la Cecoslovacchia, che di lì a breve avrebbe optato per una dissoluzione pacifica dando vita, a partire dal 1° gennaio 1993, alla Repubblica Ceca e alla Repubblica Slovacca o Slovacchia.

L’ITALIA – Nuovamente fuori dalla fase finale degli Europei l’Italia, dopo il terzo posto nei Mondiali casalinghi del 1990. Seconda classificata del Gruppo 3 alle spalle dell’Unione Sovietica, contro la quale ottenne due pareggi per 0-0, il primo a Roma e il secondo a Mosca; quest’ultimo portò all’aritmetica eliminazione degli Azzurri e alla fine dell’esperienza in panchina per Azeglio Vicini, sostituito da Arrigo Sacchi che debuttò nelle ultime due partite del girone: 1-1 a Genova contro la Norvegia e 2-0 contro Cipro a Foggia. A pesare sul cammino dell’Italia furono il pareggio al debutto in Ungheria per 1-1 e la sconfitta in Norvegia per 2-1, con il secondo posto finale a -3 dall’Unione Sovietica, davanti a Norvegia e Ungheria appena dietro e Cipro sul fondo.

FASE FINALE – Il 10 giugno si aprì a Goteborg la fase finale di Euro ’92 con la gara inaugurale del Gruppo A tra i padroni di casa della Svezia e la Francia che terminò 1-1; l’indomani a Malmo si sfidarono Danimarca e Inghilterra e i danesi, nonostante i pochi giorni di preparazione, bloccarono gli inglesi sullo 0-0, perdendo tuttavia il derby scandinavo del turno seguente: Brolin mandò in visibilio il pubblico di Solna, mentre tra Francia e Inghilterra si chiuse 0-0. Ultima giornata decisiva con la Svezia che ribaltò con Eriksson e Brolin il vantaggio inglese di Platt, prendendosi il primato, mentre a sorpresa la Danimarca batté con lo stesso punteggio la Francia chiudendo al secondo posto il girone.
Il Gruppo B si aprì il 12 giugno a Goteborg con i campioni uscenti dell’Olanda che piegarono di misura la Scozia, mentre a Norrkoping il romanista Hassler evitò al 90′ la sconfitta della Germania contro la CSI. Nel match successivo toccò al laziale Riedle e al futuro fiorentino Effenberg firmare il successo tedesco sugli scozzesi, mentre si chiuse senza reti la rievocazione della finale di Euro ’88 tra olandesi ed ex-sovietici. Ultima giornata con esiti sorprendenti: lo scontro diretto tra Olanda e Germania vide il netto successo degli Orange per 3-1; a quel punto, alla CSI sarebbe bastato battere la Scozia già eliminata per prendersi il secondo posto, ma accadde quel che nessuno si aspettava, con gli scozzesi che tirarono fuori l’orgoglio travolgendo gli ex-sovietici per 3-0, risultato che regalò alla Germania la semifinale.
Tedeschi in campo contro la Svezia padrona di casa il 21 giugno a Solna: doppio vantaggio Germania con Hassler e Riedle, il parmense Brolin accorciò le distanze, ancora Riedle andò a segno e a nulla servì il rigore di Andersson. La Germania vinse 3-2 volando in finale.
Il 22 giugno a Goteborg di fronte Olanda e Danimarca: il pisano Larsen portò avanti gli scandinavi, il futuro interista Bergkamp pareggiò prima del secondo gol danese ancora firmato Larsen, vantaggio che resistette fino all’86’, quando il milanista Rijkaard trovò il pareggio che spedì le due nazionali ai supplementari. Il risultato non cambiò nella mezz’ora extra, si procedette quindi con i calci di rigore: la Danimarca fece cinque su cinque mentre a fallire per l’Olanda fu proprio l’eroe di quattro anni prima, Van Basten. Campioni in carica eliminati, danesi in finale.
Il 26 giugno a Goteborg, la Germania partì con gli ovvi favori del pronostico contro gli outsider danesi. Al 18′ un’azione insistita della Danimarca sulla destra, portò al tiro di Jensen dal limite, una staffilata potente sotto la traversa sulla quale Illgner non poté opporsi. La reazione tedesca sbatté contro i guantoni di Schmeichel, mentre in ripartenza Laudrup e compagni tentavano di chiudere il match. Al 78′, incomprensione al limite tra due difensori della nazionale di Vogts, Vilfort lì appostato ne approfittò calciando un rasoterra che baciò la parte interna del palo, insaccandosi per il 2-0 che trasformò il sogno danese in un miracolo sportivo. Dalle vacanze al titolo di campione in meno di un mese: la Danimarca divenne campione d’Europa.

IL PERSONAGGIO – Moller-Nielsen costruì a tempo di record una nazionale compatta, equilibrata, senza veri e propri fenomeni, ma tanti calciatori utili alla causa, quasi tutti militanti nel campionato danese, fatta eccezione per sette di loro. Tra questi Brian Laudrup, fratello minore di Michael, il quale non prese parte agli Europei per divergenze con il CT. Tuttavia, a ergersi a baluardo e gran trascinatore grazie al suo carisma e al suo coraggio, fu il portiere Peter Schmeichel, un muro invalicabile per la Germania nella finale di Goteborg, autore di interventi fondamentali per proteggere il successo danese contro gli assalti di Klinsmann e compagni. Schmeichel, che in nazionale collezionò 112 presenze, segnando anche un gol su rigore contro il Belgio, già all’epoca del successo europeo del 1992 militava con il Manchester United, club con il quale vinse tutto: 5 Premier League, 3 Coppe d’Inghilterra e una Coppa di Lega, ma soprattutto la Champions League del 1999, con la finale ribaltata dai Red Devils nei minuti di recupero con i gol di Sheringham e Solskjaer, dopo il vantaggio del Bayern Monaco in avvio di gara con Basler. Tra i bavaresi c’era in campo Effenberg, avversario di Schmeichel anche sette anni prima nella finale di Euro ’92. Prima di trasferirsi in Inghilterra, il portiere vinse 4 campionati in patria con Broendby; chiusa l’esperienza con lo United passò allo Sporting Lisbona, vincendo il campionato portoghese al primo tentativo. Tornò poi in Inghilterra, prima nell’Aston Villa, poi di nuovo a Manchester ma nel City dove chiuse la carriera nel 2003. Al momento nel calcio europeo, e tra i pali della Danimarca, il nome di Schmeichel resiste ancora: il figlio Kasper ha ereditato molte qualità del padre. Dopo aver girovagato per tante stagioni, girato in prestito dal Manchester City, Kasper Schmeichel approdò nel 2011 al Leicester, dove milita tutt’ora e con il quale vinse nel 2016 lo storico titolo di campione d’Inghilterra, con Claudio Ranieri in panchina. Un successo, quello del Leicester, che si avvicinò molto, sotto diversi aspetti, a quello della Danimarca del 1992.

EURO ’92 – CAMPIONE: DANIMARCA

(9 – continua)

Domenico Geria
Collaboratore di ReggioNelPallone.it

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