La Storia degli Europei di calcio: RNP racconta in 15 puntate gli eventi, le imprese e i protagonisti della più prestigiosa competizione continentale per nazioni, dagli albori fino all’ultima edizione datata 2016, alla vigilia della 16^ edizione.
JUGOSLAVIA 1976
PRIMA FASE – Confermata ancora una volta la formula degli otto gironi di qualificazione e dei quarti di finale con gare di andata e ritorno anche per la quinta edizione degli Europei, meccanismo che resta identico grazie alla conferma delle 32 nazionali al via. Tra le semifinaliste, l’UEFA assegnò l’organizzazione della fase finale alla Jugoslavia.
QUALIFICATE – Ad accedere alla fase finale del torneo furono: la Jugoslavia (la quale eliminò Irlanda del Nord, Svezia e Norvegia nel girone e il Galles nei quarti), la Cecoslovacchia (Inghilterra, Portogallo, Cipro e Unione Sovietica), la Germania Ovest campione d’Europa e del Mondo in carica (Grecia, Bulgaria, Malta e Spagna) e l’Olanda (Polonia, Italia, Finlandia e Belgio).
L’ITALIA – Eliminati nella prima fase, gli Azzurri si trovarono a contendere il primato a Olanda e Polonia, in un Gruppo 5 in cui solo la Finlandia si dimostrò inferiore. Nonostante ciò, proprio contro i finnici nella gara giocata a Roma, la nazionale di Fulvio Bernardini perse un punto prezioso impattando per 0-0 (all’epoca la vittoria dava 2 punti anziché 3 come adesso), al quale fece il paio il successivo risultato ad occhiali in Polonia. La classifica finale vide infatti Olanda e Polonia con 8 punti e l’Italia a 7 (Finlandia a 1): due pareggi fatali che resero inutile la vittoria per 1-0 firmata da Fabio Capello nell’ultimo incontro con l’Olanda vice-campione del Mondo, la quale si qualificò per la miglior differenza reti rispetto ai polacchi.
FASE FINALE – Belgrado e Zagabria furono le due città scelte per ospitare semifinali e finali. Il 16 giugno 1976 nell’attuale capitale croata la Cecoslovacchia, alla sua seconda partecipazione dopo quella del ’60, si aggiudicò il confronto con i vice-campioni mondiali dell’Olanda, vincendo per 3-1 nei tempi supplementari: Ondrus segnò sia il vantaggio cecoslovacco che l’autorete del pari olandese; nel secondo extra-time Nehoda e Vesely indirizzarono il match. Supplementari decisivi anche il giorno dopo a Belgrado, dove i padroni di casa tennero testa ai campioni in carica, andando addirittura sul doppio vantaggio firmato da Popivoda e Dzajic; la Germania Ovest reagì dopo l’ora di gioco trovando la rimonta con Flohe e Dieter Muller. Nei supplementari, il bomber del Colonia provò a emulare le gesta compiute quattro anni prima dal suo omonimo, Gerd Muller, e con altre due reti fissò il punteggio sul 4-2 per i tedeschi.
Il 19 giugno a Zagabria ancora supplementari fatali alla Jugoslavia, la quale stavolta rimontò il doppio vantaggio dell’Olanda, ma nel secondo extra-time Geels, autore della prima rete olandese, segnò il decisivo 3-2. Il 20 giugno a Belgrado, inizio fulmineo da parte della Cecoslovacchia, che con Svehlik e Dobias andò sul 2-0 contro la Germania Ovest; Dieter Muller riaprì il match e nel finale Holzenbein completò la rimonta per la disperazione dei cecoslovacchi. Anche la sfida finale necessitò dei tempi supplementari, ma a differenza delle altre gare, il risultato non cambiò. Fece il suo debutto quindi la Lotteria dei calci di rigore: infallibili per la Cecoslovacchia i primi quattro rigoristi, mentre la Germania Ovest segnò i primi tre e Hoeness spedì alle stelle il quarto; ultimo penalty per la nazionale di Jezek, ed è lì, in quel momento, che un calciatore marchiò a fuoco il proprio nome nella storia del calcio: mentre il portiere tedesco Sepp Maier si gettava a sinistra, seguiva con sguardo esterrefatto il pallone calciato a cucchiaio da Panenka insaccarsi centralmente nel modo più beffardo. Niente bis per la Germania Ovest, la Cecoslovacchia si laureò campione d’Europa.
IL PERSONAGGIO – In tempi recenti vedere un rigore calciato a cucchiaio è diventato quasi routine, ma nel 1976 serviva un gran coraggio misto ad una consistente dose di follia per provare una simile giocata, addirittura nel rigore decisivo per l’assegnazione del titolo di campione d’Europa. Ed è soprattutto per questo gesto che Antonin Panenka passò alla storia, nonostante si parli di uno dei migliori centrocampisti degli anni ’70 del Novecento. Un contributo importante da parte sua alla nazionale cecoslovacca, con una sessantina di presenze bagnate da 17 reti, a dimostrazione della sua propensione al gol. Nelle squadre di club, la sua carriera fu strettamente legata al Bohemians Praga, con la quale giocò dal 1967 al 1981, segnando oltre 100 gol. Ma è al termine di quella sua esperienza, a quasi 33 anni, che Panenka ottiene i risultati più importanti: passa in Austria, al Rapid Vienna, dove vince i suoi primi campionati e coppe nazionali (paradossalmente, il Bohemians Praga divenne campione di Cecoslovacchia per la prima e unica volta nel 1983, due anni dopo la sua partenza), arrivando anche a giocare la finale di Coppa delle Coppe del 1985, persa contro l’Everton. Terminò la carriera sempre in Austria, dove indossò altre maglie, chiudendo la carriera a quasi 45 anni. Attualmente riveste il ruolo di presidente proprio del Bohemians Praga, militante nel massimo campionato ceco.
JUGOSLAVIA 1976 – CAMPIONE: CECOSLOVACCHIA
(5 – continua)
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