Non solo lo spareggio di Pescara (clicca qui). Nel corso dell’intervista rilasciata per lo speciale di Gazzetta del Sud, Pino Benedetto ha analizzato anche la retrocessione del campionato 90/91, avvenuta nonostante quella Reggina sia ancora considerata una delle squadre più forti di sempre viste in riva allo Stretto.
“Nel 90/91-ha spiegato Benedetto- successe tutto il contrario di quello che era avvenuto con Scala. A me piace dire la verità, e la verità consiste nel fatto che retrocedemmo perché eravamo completamente disuniti, spaccati a metà, sia come dirigenza che come squadra. Poi ci sono state delle scelte sbagliate. Quella di prendere Cerantola come allenatore, praticando così il calcio a zona, è una colpa che per anni mi sono preso io, ma a distanza di tanto tempo, vi dico che la scelta fu di Foti. Fosse per me avrei tenuto Bolchi, un maestro di calcio”.
Sulla gara di sabato allo Zini, la risposta è sorprendente. “Per motivi che non sto qui a divulgare, vi dico che non sto più seguendo i colori amaranto”. Un distacco verso la Reggina, ma non verso il gioco del calcio. “Verso il calcio provo l’amore del primo giorno e seguo tantissime partite. Leggo troppe critiche verso il calcio di oggi, ma penso che a questo sistema non si possa rimproverare nulla soprattutto in questo periodo, nel quale sta consentendo alla gente di distrarsi e di dimenticare, anche solo per qualche ora, le difficoltà legate al Covid”.
Non poteva mancare una battuta sul centro sportivo Sant’Agata, nato grazie ad una sua geniale intuizione. “Se penso che quello sia stato il mio capolavoro? Giudicatelo voi. Io ricordo solo che, quando illustrai il progetto, tutti gli altri dirigenti mi presero per pazzo (ride, ndr)”.
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