Una vittoria storica, di quelle che valgono un campionato. Dopo aver ricordato l’exploit della Reggina a Cosenza, targato maggio ’99, riviviamo quella domenica indimenticabile attraverso l’amarcord offerto da Simone Giacchetta nel corso di una puntata di Tutti Figli di Pianca, datata febbraio 2017…
Stagione 98/99, Giacchetta è uno dei pilastri della compagine che al San Vito si gioca una tappa fondamentale verso la prima, storica promozione in serie A. Alla fine del campionato mancano solo cinque partite, gli amaranto sono reduci da due settimane decisamente complicate, al termine delle quali sono scivolati dal terzo al quinto posto. L’impresa è sempre a portata di mano, e vincendo in casa dei ‘lupi’ le porte del sogno si spalancherebbero nuovamente. Compito tutt’altro che facile, visto che nemmeno il Cosenza può fallire, impelagato com’è nella lotta per non retrocedere.
“Era un momento delicatissimo- ricorda Jack-, che ci aveva visto perdere malamente in casa del Chievo e pareggiare in casa con l’Atalanta. Proprio la sconfitta di Verona, portò all’esonero di Gustinetti: la scelta della società di allontanare il tecnico che tanto bene aveva fatto fino a quel momento, colse di sorpresa l’intero ambiente, generando parecchie discussioni ed anche qualche polemica. Dopo il successivo 0-0 con l’Atalanta, nella domenica che vide mister Bolchi tornare sulla panchina della Reggina, alcuni pensarono che sarebbe stato difficilissimo raggiungere la promozione. Ed invece, fu proprio quel risultato a rappresentare il primo trampolino di lancio verso lo sprint finale, poiché ottenuto contro un avversario fortissimo, che quel giorno era decisamente più in palla di noi. Dentro di noi sapevamo che l’importante era non perderla quella partita, ed anche un pari si sarebbe rivelato preziosissimo, perché a Cosenza potevamo vincere e rimettere le cose a posto…“.
Già , Cosenza. Prima di parlare della partita, Giacchetta ricorda due episodi-chiave. “Ormai mancava pochissimo al derby, quando in albergo si presentò una nutrita rappresentanza dei nostri Ultras, chiedendo di parlare con noi giocatori. A nome della squadra parlai soprattutto io, che ero il capitano, e li rassicurai del fatto che credevamo in quella promozione come non mai. Gli Ultras mi dissero che dopo l’esonero di Gustinetti le responsabilità maggiori ce le avevamo noi, che in caso di fallimento ci avrebbero ritenuto i principali colpevoli, ma allo stesso tempo ci garantirono massimo sostegno. Appena entrati sul campo del San Vito, la prima cosa che vedemmo  fu il settore ospiti: uno spettacolo stupendo, con migliaia di bandierine amaranto e neanche un buco libero. Sapevamo che non potevamo deluderli…“.
Dalle parole ai fatti. La Reggina espugna Cosenza, una vittoria memorabile che fa riprendere il cammino verso l’apoteosi. “Abbiamo vinto con la testa e con il cuore, prima che con i piedi. Ci abbiamo messo l’anima su ogni pallone, in ogni centimetro del campo, portando a casa i tre punti nonostante l’espulsione di Cozza che ci fece giocare in dieci per buona parte di gara. Ricordo come se fosse ieri il rigore battuto due volte da Possanzini (il primo, parato dal portiere, fu fatto ripetere dall’arbitro perché alcuni giocatori del Cosenza erano entrati in area prima del tiro), ma soprattutto il secondo gol, arrivato dopo aver fatto più di dieci passaggi di fila. Si, avevamo ripreso la marcia verso la A, ed avevamo anche riscritto la storia, perché la Reggina non vinceva a Cosenza da oltre trent’anni: da quel giorno non si sarebbe parlato solo di Camozzi o della grande Reggina di Maestrelli, ma anche di noi. Un ulteriore motivo d’orgoglio, una gioia da regalare alla nostra gente. Negli spogliatoi pensavamo a questo, mentre qualcuno di noi ridendo diceva a Cozza di farsi espellere anche quando sarebbe tornato a disposizione, visto che senza di lui giocavamo meglio. Eravamo un gruppo di amici, prima di essere compagni”.
Commenti