“Abbiamo deciso di cambiare allenatore, perché siamo ancora convinti di poter fare un campionato importante”. Così Lillo Foti il 22 ottobre del 2013, nel giorno della presentazione di Fabrizio Castori, successiva all’esonero di Atzori.
Nell’anno del centenario, l’ex patron amaranto aveva dichiarato che l’obiettivo della Reggina era quello di giocarsela con le grandi e centrare i playoff, ma il campo disse il contrario, e l’arrivo di Castori non spostò certo gli equilibri. Una parentesi amarissima quella del tecnico marchigiano, che iniziò con una sconfitta casalinga (2-3 col Pescara), per poi racimolare appena quattro punti in sei partite. L’unico sorriso, fu rappresentato dal successo in rimonta contro il Padova (2-1) grazie alla doppietta firmata Di Michele.
Il ko casalingo con lo Spezia, datato 30 novembre 2013, sancì la fine del rapporto dopo poco più di un mese. L’allenatore di San Severino Marche dimostrò tutto il suo valore da lì a poco, firmando il miracolo Carpi e portando i biancorossi in A per la prima volta nella loro storia.
La Reggina e Castori, otto anni dopo: gli amaranto hanno l’obbligo di evitare una retrocessione che sarebbe catastrofica come quella del 2013/2014, mentre l’ex amaranto sogna un’altra serie A, questa volta con la Salernitana.
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