16 gennaio 2000, serie A, ultima giornata di andata. In un Granillo stracolmo, la Reggina di Colomba affronta la Lazio di Sven Goran Eriksson. Entusiasmo alle stelle per gli amaranto, reduci da quattro risultati utili consecutivi e pronti a dar battaglia anche contro la corazzata capitolina, che dopo la conquista di Coppa delle Coppe e SuperCoppa italiana vuole portare a Roma il primo scudetto dell’era Cragnotti.
Si gioca in un’autentica bolgia di tifo e passione. Gli oltre 1.000 supporters laziale espongono l’irriverente striscione “La capitale vi onora delle propria presenza…fatece largo”, mentre la Curva Sud manda in scena una coreografia mozzafiato, composta da teloni che formano un immenso mare bianco ed amaranto.
Nelle fila della compagine dello Stretto, debutta Massimo Taibi, portato a Reggio da Lillo Foti dopo aver rescisso il contratto che lo legava agli inglesi del Manchester United. La Reggina blocca ogni varco e fa capire subito alla capolista che non intende certo fare da vittima sacrificale, gli animi si surriscaldano dopo un contatto sospetto tra lo stesso Taibi e Mancini, che Cesari decide di non punire col calcio di rigore. Il portierone amaranto entra subito nel cuore dei tifosi, sfoderando una parata salva-risultato nella ripresa, sul tiro da due passi di Simone Inzaghi.
La partita vive più sui duelli e sulla combattività che sullo spettacolo, alla fine ne esce fuori uno 0-0 che per gli esteti non è bello da vedere, ma per gli amaranto corrisponde ad un punto di platino. Dopo il Parma e la Fiorentina, un’altra delle sette sorelle è costretta a fermarsi in un Granillo incandescente…
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