Falsa partenza. Anzi, per dirla tutta, pessima partenza. Spal, Empoli, Pisa: sono bastate tre partite, per spazzare via le certezze amaranto e sostituire le ambizioni con lo scoramento. Certo, siamo ancora all’ottava giornata, e di rimonte clamorose, o se preferite di squadre passate dai bassifondi alla promozione in A, ne è piena la storia (tutti sappiamo come andò a finire la stagione 98/99, eppure quella Reggina, dopo otto turni, si trovava al penultimo posto). Andare a pescare nei corsi e nei ricorsi storici, tuttavia, in questo momento è un esercizio che lascia decisamente il tempo che trova. Allo stesso modo, è perfettamente inutile parlare di sfortuna e di punti che mancano, con riferimento alle prime giornate di questo torneo.
La gara di ieri contro il Pisa, rappresentava una sorta di bivio, una partita da vincere ad ogni costo. Basta solo questo dato, per far capire come, rispetto, alle ambizioni iniziali, la “macchina amaranto” si sia inceppata. Dopo neanche due mesi di campionato, si può parlare di processi di crescita e dettagli da limare, ma se invece ti ritrovi a dover parlare già di “ultime spiagge” e “partite della vita”, allora c’è qualcosa che non va. Oggi come non mai, la Reggina deve avere il coraggio di guardare in faccia la realtà , e deve farlo in maniera nuda e cruda, attraverso i freddi numeri. Sei giornate senza vittorie e tre ko consecutivi, l’ultimo dei quali arrivato contro un avversario che fino ad ieri non aveva mai vinto nemmeno una partita.
Rispetto ad Empoli, dove gli amaranto sono rimasti negli spogliatoi tra primo e secondo tempo, questa volta sarebbe un errore madornale parlare di mancanza di carattere. La squadra ieri ha lottato come ha potuto, ha stretto i denti, ha fatto di tutto per portare a casa il risultato. Ma non è servito. Ieri sera, la Reggina ha perso solo ed esclusivamente perché il Pisa ha giocato meglio, ha interpretato meglio la partita. L’infortunio di Menez e l’espulsione di Crisetig, sicuramente avranno acuito le problematiche amaranto, ma rappresentano una giustificazione minima, in quanto, anche prima dell’illusorio gol di Situm, erano stati gli ospiti a far vedere le cose migliori.
Di sicuro, da qui a breve ci sarà il tempo per analizzare le cause di questo momentaccio, nella convinzione che, così come le vittorie non hanno e non hanno mai avuto un solo protagonista (l’unico che vinceva da solo ha smesso di giocare da tanto, indossava il numero 10 e si chiama Diego Armando Maradona), anche le crisi non hanno e non hanno mai avuto un solo colpevole. Ogni componente, deve capire dove ha sbagliato e dove magari sta ancora sbagliando.
In tale ottica, il Presidente Gallo merita soltanto elogi per la conferenza stampa di ieri sera. Il massimo dirigente ha dato un segnale forte, blindando a chiare lettere la posizione dell’area tecnica e riconoscendo che in questo momento bisogna fare un passo indietro. Un’assunzione di responsabilità importante, un atteggiamento che può dare molto dal punto di vista della serenità . Un campionato si può anche sbagliare, qualora dovesse essere così sarebbe una delusione, ma non certo un dramma. Il dramma calcistico invece, sarebbe rappresentato dal perdere una categoria ritrovava dopo sei anni.
La B è lunga, ma non è eterna. La corrente va risalita adesso. Guai a pensare che “tanto c’è tempo”, perché il tempo se non lo sai portare dalla tua parte diventa il peggior nemico. “Tanto c’è ancora tempo”, era quello che tutti pensavamo nella stagione 2013/2014, quella del centenario trasformatosi in incubo. “Tanto c’è ancora tempo”, lo pensavamo anche nel 90/91, quando una delle squadre più forti mai viste da queste parti, partita per andare dritta dritta in A, finì col retrocedere in C1.
A partire da ieri, nella testa della Reggina, e di conseguenza dell’ambiente, deve scattare un solo pensiero: la salvezza, magari da centrare anche all’ultima giornata. Un concetto duro da digerire, anche perché restiamo convinti che la cifra tecnica di questo gruppo non sia certo da quindicesimo posto. Solo così tuttavia, si potrà uscire da questa situazione. Voli pindarici che non tengono conto di una oggettiva realtà dei fatti, sarebbero solo deleteri. Resettare subito, dimenticarsi di un sogno cullato in una notte di mezza estate. Se poi la porta dei sogni dovesse riaprirsi già da questa stagione, sarà tanto di guadagnato. Per adesso, le uniche due “medicine” possibili si chiamano pragmatismo ed umiltà .
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