Tre campionati in maglia amaranto tra B e C, una serie A persa di fronte a 25.000 reggini che invasero l’Adriatico. Poi il ritorno, come tecnico sia della Primavera che della prima squadra. Diego Zanin, oggi, attende fiducioso il ritorno in una panchina professionistica: è lui il nuovo ospite di “A tu per tu”…
Reggina-Catanzaro, per una partita di serie C si preannunciano come minimo 14.000 spettatori. Insomma, il dodicesimo uomo degli amaranto è tornato…
E’ davvero bello rivedere Reggio Calabria accanto ai propri colori. Io ho potuto assistere a tutto questo entusiasmo da calciatore, a sostenerci c’era una città intera e sentendo tutto quell’affetto, certe partite le vincevi già quando facevi il riscaldamento. Nella mia esperienza da allenatore invece, avevo trovato un ambiente triste e depresso: con l’entusiasmo che c’è oggi, la Reggina di sei anni fa non sarebbe retrocessa dalla B alla Lega Pro”.
Tra Scala e Bolchi, lei ha giocato tre derby da titolare col Catanzaro: per la Reggina, due vittorie ed un pareggio…
Nel calcio di allora c’era molto più contatto fisico, si vinceva col coraggio e con i nervi prima che con la qualità . Ancora ricordo le botte prese e date nei continui duelli con la difesa giallorossa, ed in primis con Cascione. Allo stesso tempo ricordo la vittoria di Catanzaro del 1989, con doppietta di Onorato, che ci diede la consapevolezza di poter competere per la serie A…”.
Quale è il rimpianto più grande, la serie A persa per un rigore da calciatore o non essere riuscito a salvare la Reggina da allenatore?
Senza dubbio Pescara. Sapevamo di essere entrati nella storia in quanto affetto e stima da parte della tifoseria, ma volevamo entrarci anche come la squadra che avrebbe regalato la serie A a Reggio per la prima volta in assoluto. Eravamo un gruppo come pochi, che lottava su ogni pallone ed in ogni partita, e avremmo meritato quel traguardo.
Cosa è mancato invece alla Reggina 2013/2014, per evitare la retrocessione dalla B?
Un bel po’ di cose. Come ho detto prima c’era un ambiente depresso, ed a questo aggiungiamoci le difficoltà societarie. Forse la squadra alla lunga ha potuto risentire anche del fatto che c’erano due allenatori, perché io ero tornato per guidare la Primavera e non avevo ancora l’abilitazione per allenare in B, e dunque all’esterno se la vedeva Gagliardi. Non avere una figura unica, forse si è rivelato controproducente per i giocatori. Comunque sia, abbiamo preso una squadra che aveva fatto 12 punti in tutto il girone d’andata, mentre con noi ne arrivarono sette nelle prime tre partite: poi però le cose sono andate nuovamente male, la squadra si è disunita alle prime, vere difficoltà .
Tornando all’imminente del Granillo, quale sarà la chiave di volta?
Si affronteranno due ottime squadre, ben guidate e con forti ambizioni. Entrambe possono arrivare fino in fondo e giocarsi la promozione diretta. La spunterà chi saprà gestire meglio la pressione, l’emotività , l’ansia che può mettere giocare di fronte ad uno scenario che certamente sarà di categoria superiore.
Ha seguito gli ultimi ribaltoni di panchina del girone C? Sette in sette giornate, se non è guinnes dei primati poco ci manca…
Sta parlando con uno che da due anni non allena in C, pur avendo fatto molto bene con il Monopoli. Purtroppo, molte società oggi si fanno trascinare dall’emotività del momento e dal singolo risultato, senza seguire fino in fondo il lavoro che viene fatto sul campo.
Presente e futuro di Diego Zanin?
L’anno scorso ho allenato il Belluno, in serie D: esperienza di un mese, sono arrivato in una situazione complicatissima ma alla fine ci siamo salvati. Adesso punto a tornare nel calcio professionistico…
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