Quattro campionati di serie B con la maglia della Reggina, dal 2009 al 2013, per un totale di oltre 150 presenze. Un esempio di serietà ed attaccamento alla causa , come dimostra la fascia da capitano portata nell’ultima stagione in riva allo Stretto. Simome Rizzato è l’ospite odierno di “A tu per tu”.
Hai giocato sia nella Reggina che nel Catanzaro. Sabato torna il derby calabrese, ma già immagino per chi tiferai…
Non c’è paragone. A Catanzaro è stata una partentesi di sei mesi, a Reggio un’esperienza favolosa di quattro anni. Vivrò la gara al grido di “Forza Reggina”!
Dopo tantissimo tempo, hai detto addio al calcio professionistico. Come vivi questa nuova fase?
A 38 anni mi è sembrato corretto fare una scelta di vita e tornare dalle mie parti, nell’interesse anche della mia famiglia. Gioco nell’Atletico Gallo, una squadra di Eccellenza, e nel frattempo sto completando gli studi per laurearmi in scienze motorie, visto che mi mancano solo sette esami.
Tornando alla Reggina, in una intervista di due anni fa Lillo Foti ha detto che lasciarti andare via è stato uno dei più grossi sbagli della sua carriera da dirigente. Un bel riconoscimento…
E’ una cosa che mi fa enormemente piacere. Da Lillo Foti ho imparato tantissimo a livello umano, ricordo come se fosse ieri i discorsi che ci faceva, dopo ogni sconfitta soffriva proprio come un vero tifoso.
Immagino che stai continuando a seguire le vicende degli amaranto…
Certo. Come ti dicevo, a Reggio ho vissuto quattro anni importantissimi, di sicuro tra i più importanti della mia carriera. Ero e sono legatissimo alla squadra ed alla città, mi tengo sempre informato su quello che succede e provo grande gioia nel vedere che al Granillo è tornato l’entusiasmo. Ho vissuto in prima persona quanto sia passionale la piazza, quando Reggio si accende ti trasmette una carica incredibile e le partite può vincerle da sola. Nella corsa alla serie B, sono certo che i tifosi reciteranno un ruolo fondamentale, ed ovviamente anche io tifo Reggina…
Sei andato via da calciatore amatissimo, eppure gli inizi non furono facili…
Si, il primo anno le cose andarono malissimo, io per primo delusi le aspettative. Eravamo convinti di stravincere quel campionato, lo abbiamo preso sotto gamba. Nel campionato successivo però, abbiamo riconquistato la gente, e per me Reggio era diventata una grande famiglia. Ricordo che, quando saltò il mio passaggio alla Samp, in me prevalse la gioia di essere rimasto in maglia amaranto.
La scorsa settimana Puggioni ci ha detto che ancora sogna la notte di Novara sotto forma di incubo. E tu?
Con Christian ci siamo visti questa estate ad un corso per il patentino di allenatore, siamo stati tre settimane assieme. Si, anche io porto ancora tra i miei incubi quella semifinale playoff. Furono momenti atroci, vedere sfumare la serie A per un tiro di quelli che capitano una volta all’anno è dura da digerire. Ed io non riuscii a trattenere le lacrime…
Futuro nel mondo del calcio?
E’ una possibilità. Intanto ho conseguito questa qualifica da allenatore Uefa B, poi vediamo che succederà. Potrei anche avvalermi della laurea che intendo conseguire, e fare il preparatore atletico.
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