Dirigente per quattro anni, tifoso da una vita. Giuseppe Praticò è l’ospite della rubrica versione “mezzanotte e dintorni” di ReggioNelPallone.
Dopo quattro anni vissuti come dirigente, come vivi adesso la Reggina?
Con l’intensità e le emozioni di un tifoso da sempre innamorato della propria città . Ho visto tutte e tre le partite di questo campionato, ho gioito per le belle prestazioni offerte dalla squadra. Vivere la Reggina è sempre un’emozione, anche se lo fai da tifoso innamorato: certo, c’è decisamente meno stress rispetto al viverla da dirigente… (sorride, ndr).
Nostalgia del ruolo che hai ricoperto dal 2015 allo scorso dicembre?
Ti sono sincero, no. Io e mio padre abbiamo già intrapreso nuove strade, da lavoratori instancabili quali siamo sempre stati, stiamo già vivendo nuove avventure. La nostalgia è per chi ha rimpianti, per chi sa di non aver fatto il massimo: noi per Reggio e la Reggina abbiamo dato tutto, forse anche più di quello che potevamo dare. L’aver fatto ripartire il calcio in un momento difficilissimo lo considero un qualcosa di storico.
Questa Reggina ha le carte in regola per vincere il campionato?
Certo. E’ una squadra forte, completa e di grande fisicità , costruita su misura per un ottimo tecnico come Mimmo Toscano. Sono stati fatti investimenti importanti, chi vuole arrivare primo adesso non deve neanche pensare al parco under, visto che da quest’anno sono cambiate le regole. Non ti nego che mi riempie di soddisfazione, il fatto che tra i pochissimi giovani presenti in rosa ci siano ragazzi come Lofaro e Nemia, lanciati sotto la nostra gestione.
Da tifoso amaranto, firmeresti per un pareggio a Bari?
No, non firmerei. Una grande squadra, e la Reggina come detto prima lo è, deve sempre puntare al massimo del risultato, anche su un campo importantissimo come quello di Bari. In ogni caso, spero di poter assistere alla partita dal vivo, sugli spalti del San Nicola…
La prima Reggina in serie C targata Praticò, senza quel black out tra novembre e gennaio, avrebbe potuto fare di più rispetto alla salvezza?
In quella squadra c’era qualche individualità importante, Bangu ad esempio non capisco come abbia fatto a non sfondare. Anche Porcino e De Francesco li considero calciatori di altissimo livello per la C. Ma secondo me la squadra che avrebbe potuto fare di più rispetto alla salvezza è quella successiva, con Maurizi in panchina.
Il momento più brutto ed il momento più bello che metti nell’album dei ricordi?
Il momento più brutto risale allo scorso dicembre, quando si è sfiorato lo sciopero dei calciatori con la Vibonese. Una situazione paradossale, con un credito di circa 700mila euro bloccato in Lega: era la prima volta che ci trovavamo così in difficoltà nel pagamento degli stipendi, noi che in passato li abbiamo pagati anche con largo anticipo. Il momento più bello non saprei, ce ne sono davvero tanti, dal momento che per me rappresentano momenti importanti anche le vittorie di Palmi e Fondi. Mi porto dentro ogni istante di questi quattro anni, e di sicuro non dimentico gli applausi e le manifestazioni d’affetto ricevute dopo il passaggio di consegne. Ripeto, ciò che ci lega alla Reggina come dirigenti è un lungo, intenso atto d’amore…
Commenti