I venti minuti che hanno portato al successo di Siracusa e la splendida prestazione col Catania. Queste le uniche due partentesi “felici” della gestione Drago in riva allo Stretto, queste le uniche due partite da salvare, al di là di quello che è stato il risultato. Il resto, è stato un oscillare tra prestazioni pessime, come quella di ieri, e talvolta inaccettabili, vedi quella sul campo della disastrata Paganese. Manovra fiacca, poca intensità e pochissime idee in fase di costruzione, hanno caratterizzato gli ultimi due mesi di una squadra apparsa abulica e scarica.
L’obiettivo di alzare l’asticella e scalare posizioni attraverso il gioco, è completamente fallito. Sul fatto che Drago sia un profondo conoscitore di calcio non esiste dubbio alcuno, ma allo stesso tempo l’esonero del 48enne nativo di Crotone era l’unica soluzione possibile, per cercare di salvare ancora il salvabile e centrare quei playoff che strameriterebbero sia il popolo amaranto che il Presidente Gallo. L’allenatore, si sa, paga per tutti, ed in questo caso probabilmente è il principale responsabile di una vera e propria crisi di gioco e risultati. Il principale, ma non l’unico.
Alle responsabilità di Drago infatti, va aggiunto l’evidentissimo sbaglio di Taibi nella scelta del nuovo mister. L’esonero di Cevoli non ha colto molto di sorpresa chi conosce l’ambiente Reggina, i fatti dicono che il tecnico sammarinese fosse sotto osservazione già da novembre (vedi le interviste rilasciate da Capuano e Dionigi a Rnp, prima della trasferta di Rieti). Ma visto che a Reggio si vuole provare a vincere già da quest’anno, una volta che si è deciso di cambiare tecnico si doveva puntare su una 
persona che già conoscesse la categoria. Massimo Drago nel 2014 strappò applausi a scena aperta, portando il Crotone a giocarsi la A e lanciando un certo Bernardeschi. Ma era fermo dall’ottobre 2016, quando fu esonerato a Cesena. Serviva un elemento in grado di incidere immediatamente, pensare che un tecnico in stand by da due anni e senza alcuna esperienza in C potesse assolvere al compito, è stato un errore oggettivo. A Drago magari serviva tempo (la controprova in questi casi non esiste), il problema è che qui di tempo non ce n’era. Prendi un allenatore che non ha mai allenato in C, affidagli a febbraio una squadra che nell’undici titolare presenta cinque-sei volti nuovi, e state sicuri che nove volte su dieci il risultato sarà lo stesso che abbiamo visto in riva allo Stretto.
A proposito della squadra, dall’elenco delle responsabilità non si possono lasciare fuori i giocatori. Perché è vero che determinati principi (attenzione, qui non parliamo né di tecnica e né di tattica, ma di appartenenza e carica agonistica), devono trasmetterli il tecnico ed il gruppo di lavoro che lo affianca durante la settimana, ma è anche vero che elementi di una certa esperienza e curriculum, in ogni caso è lecito volere di più. Molto, molto di più…
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