Fischi di dissenso e cori di contestazione. E’ questa la fotografia più fedele di tre quarti di gara della Reggina. “Abbiamo trovato la quadratura difensivamente parlando” dichiarava in sede di conferenza solo qualche giorno addietro. Bene, in un colpo solo fuori Conson (il migliore per distacco nella gara con il Catania, tra i più positivi prima dell’errore di posizione sul gol del Catanzaro) e Mastrippolito, dentro Redolfi e Seminara. Primo errore.
In mezzo al campo torna la premiata ditta Petermann-Zibert. Una coppia che contro la Paganese ha dimostrato di soffrire (e parecchio) la convivenza. Manovra lenta e valutazioni errate. La conseguenza è non costruire. A questo ci aggiungiamo un Franchini nel ruolo di mezz’ala, che ben si dovrebbe sposare con le sue caratteristiche, ma che non offre continuità al suo percorso di crescita in amaranto. Perchè le cose migliori gliele abbiamo viste fare da trequartista. L’attacco è l’ombra di se stesso. Per l’ennesima volta Tassi e Viola partono insieme dalla panchina. Il tridente leggero non produce, è statico ed irrita.
Gondo è lo spauracchio della coppia di centrali calabresi. Basta aumentare i giri del motore per bruciare sullo scatto Solini e Redolfi. Vasileiou veste i panni di funambolo, seminando il panico ogni qualvolta si ritrova la palla fra i piedi. Noi ci abbiamo anche provato a decifrare lo schieramento con cui sono scesi in campo gli uomini di Cevoli. Sfidiamo chiunque a dare una risposta. Si passa dal 4-4-2 in fase di non possesso, al 4-1-5 quando c’è da attaccare. Tutti sulla stessa linea, nessuno che si propone per ricevere la sfera.
I cambi correggono il “tiro”. E non fanno altro che confermare quella che era una tacita sensazione: il grosso della responsabilità pende sulla testa dell’allenatore ex Renate. E non è la prima volta che le scelte dal primo minuto non pagano. “Potessi tornare indietro non le rifarei“. La fortuna, nel caso specifico, ci ha assistiti. Sbagliare ancora una volta, già dalla trasferta di Lentini, potrebbe costare caro.
Commenti