Nel cinema attuale vanno molto di moda i remake, riproposizioni di vecchie pellicole, girate con moderni mezzi tecnici, nei quali vengono spesso inserite delle varianti che possono portare ad un finale differente. Anche nel caso della Reggina si può parlare di remake, andato in scena a Catanzaro pochi giorni dopo Catania: stessa trama, qualche piccola variante, identico però l’epilogo.
Molto simili le due partite degli amaranto giocate a distanza di quattro giorni: match improntati sulla fase difensiva, sulla regola del ‘primo: non prenderle’ che ha messo in mostra la crescita del reparto arretrato, il quale, seppur andando più volte in affanno in questi 180′, ha retto l’urto con l’attacco avversario (almeno fino alla capitolazione finale). Continua tuttavia a registrarsi il problema del controbattere alle iniziative dell’altra squadra; certo a Catanzaro la squadra di Cevoli è riuscita molto più spesso ad affacciarsi dalle parti della difesa di casa che non a Catania, quando si contarono appena due conclusioni, entrambe nella ripresa ed entrambe fuori dallo specchio. Al “Ceravolo” invece, soprattutto nel primo tempo, la Reggina si è resa pericolosa e Tulissi per poco non sbloccava il risultato.
Rinunciare al gioco offensivo, difendere lo 0-0 ad oltranza, venire castigati nel finale: una trama che si è ripetuta per due volte. Se Catania era l’originale e Catanzaro il remake, la speranza è che la prossima, fondamentale sfida al “Granillo” contro il Rieti, da non sbagliare assolutamente, posso diventare il sequel: “Reggina 2: la vendetta”.
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