“A tu per tu”: un’intervista con i personaggi dello sport, da calciatori ad allenatori, passando per icone della Reggina e della Viola, colleghi giornalisti e addetti ai lavori.
Giornalista della vecchia guardia, un maestro delle radiocronache, al seguito della Reggina ormai da una vita, ne ha vissute, tanto da addetto ai lavori quanto da tifoso, le storiche emozioni degli ultimi 40 anni, raccontandoli sempre con sapiente e dettagliata precisione. Per “A tu per tu” abbiamo con noi Rino Tebala.
Rino Tebala e la Reggina: quando è scoccata la scintilla?
L’amore per la Reggina l’ho avuto fin da bambino, quando mio padre mi portava a vedere le partite; sono immagini poco chiare ma comunque indelebili dentro di me. Ho anche giocato nella Primavera della Reggina, ai tempi del professor Scoglio. Poi sono passato a raccontare le partite in radio: la mia prima radiocronaca fu un Vasto-Reggina 0-0, mentre un altro 0-0 di un Nocerina-Reggina segnò il mio debutto per i collegamenti flash.
Da dove arriva la passione per il giornalismo?
Mio padre mi trasmise la passione non solo per la Reggina, ma anche per il gioco del calcio in sé, da ogni punto di vista. Così, dopo averlo praticato a livello dilettantistico con le maglie di Pro Pellaro e Gallina, subì un infortunio, una distorsione ai legamenti del ginocchio. Non tutto il male viene per nuocere, visto che riuscì in questo modo a finire in fretta l’Università , trovando poi nel giornalismo la possibilità di rimanere comunque accanto al mondo del calcio.
Come vive la Reggina chi, da tanti anni, ne racconta le gesta tra radio e carta stampata?
La Reggina puoi viverla in due modi: da tifoso, in maniera spensierata, ti godi lo spettacolo dei novanta minuti, gioisci o ti arrabbi; da giornalista invece devi viverla diversamente, capire esattamente cosa succede in campo, il tipo di tattica, quale lettura del match hanno gli allenatori. La critica giornalistica si basa sui particolari del campo, e spetta a noi il compito di trasmettere, con le nostre parole, ai mezzi di comunicazione, i perché dell’evento sportivo.
Quanta differenza c’è tra il giornalismo di una volta e quello moderno?
Sostanzialmente il giornalismo è sempre lo stesso, cambia il mondo del calcio periodicamente e ci si deve adattare. C’è molta differenza tra i vari mezzi di comunicazione, ed è lì che il giornalista deve sapersi abituare in fretta. I social network che vanno per la maggiore, hanno nell’immediatezza il loro punto di forza, ma se già sei costretto a perdere del tempo solo per scrivere il testo di quello che vuoi comunicare, hai perso l’effetto. In radio invece non hai un attimo di pausa, devi giudicare subito e continuare a raccontare, perché a differenza della TV, non hai il supporto video che ti viene incontro e ti concede di poter lasciar parlare le immagini. Per quanto riguarda la carta stampata, si deve sempre scrivere pensando che le tue parole verranno lette domani; sembra una cosa semplice far sembrare al lettore di leggere qualcosa di appena scritto, ma così non è.
Negli ultimi anni la Reggina si è ritrovata con pochi tifosi al seguito; solo ambizioni ed entusiasmo potranno far riavvicinare il pubblico alla squadra?
La città di Reggio Calabria ha dimostrato di poter esprimere tanto a livello di amore per la Reggina, e non solo ai tempi della serie A. Quando scivoli da certi palcoscenici fino a ritrovarti a partire dalla D, perdere pubblico purtroppo è quasi automatico; fatta eccezione per i grandi club di serie A, anche tutte le altre squadre che vivono nella situazione della Reggina, si ritrovano con pochi tifosi. Se questa società o una prossima riusciranno a ricreare entusiasmo e rinnovare le ambizioni del club, sicuramente i tifosi risponderanno in gran numero.
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