La Serie C continua a non trovare pace. La terza serie italiana anche quest’anno sta riscontrando un numero elevato di squadre in grave difficoltà economiche, penalizzate, escluse o in campo anche se già fallite. Una crisi che rispecchia i problemi dell’Italia stessa, ma che non si riesce a risolvere perché si ritiene opportuno non cambiare direzione riguardo leggi e regolamenti.
Buttando un’occhiata al girone meridionale, sotto gli occhi di tutti c’è certamente l’Akragas, che ormai da inizio anno scende in campo con un destino già segnato, onorando comunque gli impegni tra grandi sacrifici. Spostandoci negli altri gironi la situazione non è certamente migliore, ma soprattutto, ciò che colpisce è che come le grandi piazze non siano immuni dalla crisi economica. Il primo a cedere è stato il Modena, escluso a campionato in corso; stesso destino sembrava riservato al Vicenza, il quale invece sta riuscendo a proseguire la stagione grazie all’esercizio provvisorio portato avanti dai curatori fallimentari.
Tra le squadre sulla via del fallimento si è ufficialmente indirizzato anche l’Arezzo: la formazione toscana, dopo il deposito dell’istanza di fallimento effettuata da alcuni creditori, si ritrova adesso in balia delle onde della burocrazia, tra un campionato che si cercherà di portare a termine e i soldi necessari per farlo che attualmente non ci sono. La speranza, in casa aretina, è di riuscire ad ottenere l’esercizio provvisorio come accaduto al Vicenza, anche se la situazione pare differente e la tempistica per l’attuazione di ciò più lunga. Intanto il derby con il Livorno, in programma nella giornata di domenica 25, è stato rinviato a data da destinarsi, in attesa di conoscere il futuro dell’Arezzo.
Quella della squadra toscana è l’ennesima pagina nera di una Serie C che, stagione dopo stagione, non riesce ancora a risolvere i propri guai, perseverando invece in una situazione ormai ingestibile. Le 60 squadre partecipanti (che poi a 60 non si è neppure arrivati quest’anno) sono decisamente troppe; alcune società , pur di prendervi parte, fanno il passo più lungo della gamba, depositano a luglio le garanzie necessarie per l’iscrizione, ritrovandosi poi costrette a metà stagione ad alzare bandiera bianca per l’impossibilità di coprire le spese.
Una prima, forse necessaria, soluzione, potrebbe consistere nella riduzione delle squadre, anche in maniera drastica, portandole a 48 o ancora meno, in modo da poter consentire solo a chi ne ha davvero la potenzialità economica di prender parte al campionato. La strada che invece la Lega di Serie C si ostina a percorrere ormai da diversi anni, nuoce a tutti, dai campionati, falsati da esclusioni e penalizzazioni, alle società stesse, costrette a spendere più di quanto riescano ad incassare, ai calciatori, spesso costretti a giocare senza percepire stipendi per mesi, fino anche al pubblico, i tifosi, avviliti e sempre più portati ad allontanarsi dagli spalti di una campionato con ben poco appeal, quando invece il riportare il pubblico negli stadi della Serie C potrebbe essere il vero motore per la rinascita di una categoria ormai allo sbando.
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