Adesso è crisi. Vera, autentica, testimoniata dai numeri e da un’altra prestazione sconfortante. La Reggina cede di schianto alla Sicula Leonzio, a nulla sono serviti i segnali lanciati in settimana dalla società , che ha prolungato il contratto di Maurizi di un’altra stagione.
Una squadra irriconoscibile, che nelle ultime sei partite di campionato ha racimolato appena due punti. I bianconeri del grande ex Diana ringraziano, e portano a casa con grande merito lo scontro-salvezza.
SINFONIA BIANCONERA-Maurizi conferma il tridente provato in settimana, alzando Porcino sulla linea d’attacco. Insieme al 17, c’è Di Livio e non Tulissi a svariare ai lati di Bianchimano. La speranza di vedere una Reggina “cuore e polmoni”, evapora fin dalle prime battute. Cucchietti al 10′ è bravo nel disinnescare il proiettile di De Rossi, ma sono le prove generali del primo gol bianconero. Di Filippo ferma con le cattive il tentativo di sombrero di Bollino, lo stesso calciatore bianconero trasforma il rigore decretato da Anniloro. Il gioco degli amaranto è lento e compassato, ma quando Bianchimano e compagnia riescono a sfondare, la Dea Bendata si gira dall’altra parte: sul tocco vellutato di Livio, è la traversa a salvare Narciso.
I minuti passano, il Granillo semi-deserto rumoreggia ed i pochi “fedelissimi” si chiedono che fine abbia fatto la squadra ammirata da tutti fino alla gara col Catania. Mentre la gente si interroga, la Sicula Leonzio fa quello che vuole. Tavares e D’Angelo sfondano l’area amaranto come un carrarmato che trova la resistenza di un fuscello d’erba, l’ex Catanzaro e Catania invita a nozze il compagno che scarica alle spalle di un esterrefatto Cucchietti. I fischi del Granillo aumentano, Fortunto prova a placarli ma il suo destro da posizione più che invitante difetta in precisione.
D’ANGELO FA CALARE IL SIPARIO-Che non sia proprio serata lo si capisce anche ad inizio ripresa, quando al pronti via la sventola di Solerio certifica la seconda traversa amaranto. Reggina finalmente in partita? Macchè. La manovra è un pianto continuo, la fase di non possesso quasi imbarazzante. Maurizi le prova tutte, inserendo Tulissi e Marino per Mezavilla e Fortunato, ma Narciso continua a limitarsi all’ordinaria amministrazione. Il sipario su uno spettacolo impresentabile, cala a 15′ dalla fine: Bollino avanza indisturbato e scarica a destra, D’Angelo trova tempo e spazio per disegnare un’altra traiettoria imprendibile. Dopo tanto “passeggio”, nel finale gli ospiti staccano un pò la spina, concedendo qualcosa alla stralunata compagine dello Stretto. Narciso fa il fenomeno su Tulissi e Laezza timbra il terzo legno amaranto, prima del triplice fischio che il deserto del Granllo accoglie come una liberazione.
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