La storia si ripete. Muta il momento storico. Muta lo scenario (surreale). Mutano gli interpreti. E la storia si intreccia. Il 6 novembre 2016 il Siracusa passava al Granillo, per merito di una prestazione sorprendente e che ha cambiato il corso della stagione aretusea. Di contro, la Reggina si troverà  nel bel mezzo di un periodo nero, a tratti nerissimo.
Il 7 novembre 2017 il Siracusa passa al Granillo, per merito di una prestazione di certo non sorprendente: gli azzurri, a distanza di un anno, sono una piacevole conferma. All’appello, in campo, mancano colpevolmente gli amaranto. E qui la storia si intreccia. Facciamo un passo indietro, ad un mese prima. La Reggina il 3 ottobre ospita il fanalino di coda Cosenza, tra le mura amiche, nel primo turno infrasettimanale della stagione. Il 30 settembre, a distanza di tre giorni, De Francesco e compagni ottennero un prezioso punto sul campo della Virtus Francavilla, squadra ostica e per nulla arrendevole. Una prestazione sufficiente, che aveva di certo fatto ben sperare per l’incontro seguente.
E invece, al Granillo, va di scena un’autentica “tragedia”. I lupi fanno festa, la Reggina non è pervenuta. Ci si inizia a porsi i primi interrogativi. Sarà colpa di una formazione che ha confermato 9/11 di quella scesa in campo solo tre giorni prima? A scagionare Maurizi, in quella circostanza, c’erano le assenze (pesanti) di calciatori come Tulissi, Bianchimano e Di Livio. Praticamente l’attacco, nella mente del tecnico, titolare.
Pensare a delle rotazioni pareva alquanto controproducente, ma né il risultato né la prestazione diedero ragione alle scelte prese. Una manovra confusionaria di una squadra senza idee in una partita senza ritmo. Il numero delle occasioni create era addirittura minore delle dita di una mano. Mister Maurizi, nel post-gara, riconosceva i meriti all’avversario e i demeriti della sua squadra, parlando di un calo psico-fisico piuttosto prevedibile.
Alla vigilia del match con il Siracusa ecco suonare nuovamente il campanello d’allarme. Quelle parole, a distanza di un mese, ridondano nella sala conferenze del Sant’Agata. All’appello mancano Sciamanna e gli squalificati Laezza e Fortunato. Non una grande notizia per una squadra che aveva trovato una propria fisionomia, ma le assenze possono rappresentare l’input per mescolare le carte e concedere spazio a chi, non per demeriti, ha giocato un po’ meno. Così sono quattro i cambi effettuati rispetto alla gara con la Casertana, conclusasi in parità come con la Virtus Francavilla, ma che ha messo a nudo i limiti tattici della squadra.
Anche in questo caso la Reggina non scende in campo. Maurizi, a fine gara, si assume la responsabilità di quanto accaduto. Zero intensità , zero ritmo: se c’è un dato che emerge in questi due turni infrasettimanali è proprio questo.
Il gioco amaranto, frizzante quanto coinvolgente, ha bisogno della giusta freschezza fisica. Gli undici prescelti devono spingere al massimo delle proprie possibilità , sino a quando la benzina non finisce. E se si dovesse restare a secco prima che il fischio dell’arbitro si ripeta per tre volte, si può sempre alzare la mano e chiedere il cambio. Sono cinque quest’anno, non dimentichiamolo. Questa squadra non può giocare sotto ritmo e, quando lo fa, va sistematicamente sotto. La storia, dopo ieri, ce lo ha insegnato.
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