La fascia di capitano è un vessillo da indossare con fierezza, orgoglio e personalità . Si ha l’onere di mettere la faccia quando le cose non vanno per il verso giusto e l’onore di dividere equamente gli apprezzamenti nei tempi di abbondanza. Alberto De Francesco si è calato con umiltà in un ruolo delicato e che gli sta dando un ulteriore stimolo per trascinare la sua squadra verso la strada giusta.
Un ragazzo che con il lavoro ed il sacrificio ha saputo guadagnarsi ciò che ha. Al di là delle innate qualità tecniche e della graziosa eleganza con cui si muove per il campo, il destino ha saputo riservargli spiacevoli sorprese. Come quella, nell’estate del 2016, di rimanere a spasso nonostante la stagione positiva con la maglia de L’Aquila.
De Francesco ha avuto la forza di ripartire, di ricominciare. Dopo l’exploit della passata stagione e le sirene della Serie B, il centrocampista ha optato per la continuità , onorando in essere il contratto che lo ha legato alla squadra che lo ha rilanciato. Insignito della fascia di capitano, il “leader silenzioso” della Reggina si è caricato sulle spalle il peso delle critiche e dello scetticismo che piovevano sulla squadra e lo staff tecnico ad inizio campionato. Con coraggio ha saputo resistere, incassare.
A due mesi dall’inizio di questo campionato De Francesco si è rivelato, per costanza di rendimento, tra i più positivi, secondo solo a quel Tommaso Cucchietti che sta veramente disputando una stagione ad alti livelli. Mezz’ala di destra, di sinistra, trequartista e sabato anche regista: la sua duttilità  è una manna dal cielo per mister Maurizi. Il classe ’94 è l’emblema di questa Reggina “operaia” e chi meglio di lui poteva rappresentarla con quella fascia di capitano…
Il calcio è cambiato, si è evoluto e ha lasciato per strada quelli che agli occhi dei tifosi erano considerati come miti da idolatrare. Quelle bandiere che ancor prima di pronunciare il nome della loro squadra di appartenenza,ti veniva in mente il loro. Non ci aspettiamo che De Francesco leghi tutta la sua vita ai colori amaranto, sarebbe da egoisti pretendere una cosa del genere. Ci limitiamo a immaginare di arrivare a fine stagione con risultati apprezzabili ed il rinnovo del suo contratto. E poi, riesumando una poesia di Walt Whitman, potremmo finalmente dire:
O Capitano! Mio Capitano! Il nostro viaggio tremendo è terminato,
la nave ha superato ogni ostacolo, l’ambìto premio è conquistato,
vicino è il porto, odo le campane, tutto il popolo esulta.
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