Sagacia tattica e carattere, uno dei prodotti italiani più ambiti nel mercato calcistico mondiale è l’allenatore italiano. Lo studio maniacale, la capacità di saper fronteggiare situazioni di svantaggio per la squadra fanno dello Stivale la patria di eccellenze riconosciute ad ogni latitudine. E senza scomodare i grandi che hanno esportato all’estero l’italian job e fatto le fortune delle società che attorno a loro hanno costruito le vittorie più celebri, ci sentiamo di elogiare, a 48 ore dal pareggio di Monopoli, un piccolo pezzo del mosaico tricolore che in riva allo Stretto pare abbia trovato la propria dimensione ideale.
Agenore Maurizi è giunto a Reggio Calabria tra lo scetticismo generale della gente vicina agli ambienti amaranto. A parlare per un tecnico si dice siano i risultati. Beh, delle volte questi oscurano quanto di buono fatto dietro le quinte. Ad ogni modo i pregiudizi e le manifestazioni di dissenso l’hanno fatta da padrone nelle settimane successive all’ufficialità del suo arrivo. Sin dalla conferenza di presentazione, però, si è vista l’umiltà e la franchezza di un tecnico consapevole dell’importanza che aveva questa tappa per la sua carriera. Il blasone di una piazza come Reggio, poi, pende come la spada di Damocle sulla testa degli allenatori.
Il tecnico di Colleferro, però, ha iniziato a lavorare. “Testa bassa e pedalare”, è il campo a dover dare le risposte. Dopo dieci gare di campionato la Reggina occupa il nono posto in classifica a quota 13 punti: un avvio al di sopra delle aspettative del più ottimista degli ottimisti. La fotografia, però, dell’apporto tecnico e tattico dell’allenatore amaranto non può che essere la gara con il Monopoli. Autentica sorpresa del girone C, i pugliesi vivevano (e vivono tuttora) uno straordinario momento di forma.
La gara, preparata e studiata nei minimi dettagli, sembrava tutto d’un tratto poter essere stravolta dal forfait di Mezavilla, fulcro del centrocampo reggino. Ed ecco qui la mossa che spacca la partita. Maurizi abbassa il raggio d’azione di De Francesco, il quale agirà da play basso e Fortunato nell’inedito ruolo di trequartista a supporto delle due punte. I compiti, però, per il numero 6 non si limitano alla fase offensiva, anzi…
L’ex Paganese diventa l’ombra di Federico Scoppa, principale fonte di gioco dei biancoverdi. Una scelta inaspettata e che coglie impreparato persino mister Tangorra. La Reggina è padrona del campo per una buona mezz’ora, va meritatamente in vantaggio, dopo aver sfiorato il gol in un paio di circostanze. L’atteggiamento, aggressivo e spavaldo, di De Francesco e compagni è l’antidoto per i morsi del Monopoli che viene sistematicamente neutralizzato. Ed è un paradosso che il gol dei pugliesi giunga su situazione di contropiede e con gli amaranto avanti nel punteggio. Certo è che tutto ciò che Genchi tocca si trasforma in oro, ma bisogna pur tenerlo in conto visto l’imbarazzante stato di grazia.
La Reggina nella ripresa non lascia il campo all’avversario, sebbene arretri di qualche metro il proprio baricentro. Una gestione del match da applausi e che porterà in dote un punto davvero prezioso. Good job Agenore, this is the way!
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