Commenti e considerazioni su squadra e reparti, dopo le otto giornate di campionato trascorse, è bene renderli pubblici. Centrocampo ed attacco rappresentano sicuramente due incognite per mister Maurizi, il quale dal match con il Catanzaro in poi ha dovuto far fronte ad una lunga serie di infortuni. Inutile stare qui a ribadire discorsi triti e ritriti: in queste situazioni bisogna fare di necessità virtù e al tecnico amaranto va dato atto della caparbietà con cui si è calato in una situazione davvero difficile da fronteggiare, traendo il massimo risultato (con il massimo sforzo).
Nell’ambaradan generale spicca la costanza di una difesa che raramente ha visto cambiare gli effettivi in campo. Laezza, Di Filippo, Gatti, Solerio: è questo il quartetto designato da Maurizi per la propria retroguardia. L’inserimento, graduale, del terzino sinistro ex Avellino è stato di sicuro favorito dall’avanzamento della posizione di Toti Porcino nei tre di centrocampo (o all’occorrenza nei due d’attacco). Solerio, però, si è giocato bene le sue carte, risultando spesso tra i più positivi, sebbene vada rivista più di una situazione in fase di non possesso e con la squadra avversaria in proiezione offensiva.
L’arma a doppio taglio di questa Reggina è, però, il palleggio che ha inizio dalle retrovie, ma che delle volte rischia di valicare i limiti della prudenza, esponendosi a rischi inutili per una squadra che deve salvarsi. L’errore di Laezza in quel di Trapani, e che per fortuna non è costato caro, è l’ultimo in ordine di tempo. Siamo sicuri che questa “filosofia” produca più benefici che danni? I dati, ad oggi, danno ragione al tecnico, ma il campanello d’allarme, dalle parti del Sant’Agata, è già suonato…
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