In attesa di una nuova chiamata. Dopo aver spezzato la recente spirale negativa, riuscendo a salvare in corsa una Pistoiese in enorme difficoltà , Gianluca Atzori aspetta una chiamata importante, soprattutto dal punto di vista della progettualità . Di seguito, i passaggi salienti dell’intervista concessa dal tecnico di Collepardo a Tutti Figli di Pianca.
Lo scorso anno credo di aver fatto un lavoro importante a Pistoia, soprattutto considerando che sono arrivato in un momento di grande difficoltà . Abbiamo fermato le due corazzate del girone, pareggiando con l’Alessandria e battendo la Cremonese, fino ad ottenere una salvezza che per come si stavano mettendo le cose non era affatto scontata. Ad un certo punto qualcuno chiedeva addirittura i playoff, senza pensare al valore effettivo del gruppo a disposizione e senza tenere conto che per raggiungere obiettivi importanti ci vuole tempo. Perché non sono rimasto? Semplice, le mie ambizioni ed i miei programmi non coincidevano con quelli della società .
PROGRAMMI E BASI SOLIDE-Ho avuto tre colloqui, di cui due molto importanti, ma alla fine non si è concretizzato nulla. Spero di tornare presto in panchina, così come spero di trovare una società che voglia fare calcio su basi solide e programmare con ambizione ma al tempo stesso con serenità . Nel calcio per fare i risultati ci vuole tempo, questo lo dimenticano in molti. Il sistema di oggi è troppo confusionario, come dissi qualche tempo fa in parecchi casi la preparazione ha lasciato spazio all’improvvisazione ed agli sprovveduti, con conseguente calo dei dirigenti davvero preparati. Il caso Vibonese? Non capisco perchè non si debba dare la possibilità di fare calcio a chi ha dimostrato di avere le carte in regola e le risorse per portare avanti un progetto, mentre sono all’ordine del giorno le società che falliscono nel giro di uno o due anni…
L’INIZIO DELLA FINE-A Reggio ho lavorato in mezzo a due autentiche rivoluzioni. La prima volta, all’inizio del ritiro mi sono ritrovato con trentacinque calciatori, la seconda invece con dodici. Nell’uno e nell’altro caso è stato difficilissimo, ma se la prima volta si è partiti a testa bassa e fari spenti, per poi crescere di settimana in settimana, la seconda è stato commesso l’errore di fare proclami dannosi. Non mi va di tornare su questioni passate, ma nell’anno del centenario quella squadra aveva bisogno di lavorare senza pressioni, e si sarebbe salvata ad occhi chiusi. Ed invece, si è preferito parlare di primi posti. ..Si, ad essere sinceri già nell’ultimo anno di serie B si percepivano quelle difficoltà economiche che poi avrebbero portato la Reggina al fallimento, anche per questo predicavo calma e non volevo che nella tifoseria si alimentassero aspettative che poi si sarebbero tramutate in illusioni.
REGGINA-EMPOLI, LA GRANDE EMOZIONE-Venivamo da tre sconfitte consecutive, e i punti erano pochi nonostante alcune partite, vedi Novara e Varese, le avessimo assolutamente dominate, divorandoci gol anche a porta vuota. Durante la partita con l’Empoli, la Curva Sud intonò a gran voce il mio nome, dimostrandomi che avevo lasciato un impronta prima come uomo e poi come allenatore. Ripensando a quel coro, così come allo striscione che la stessa Curva mi ha dedicato dopo l’esonero, ancora oggi mi vengono i brividi…
CATANIA IN B, REGGINA NEL CUORE-Il girone meridionale come ogni anno sarà tosto e difficile, per vincere servono tante componenti e non solo la bravura tecnica. Le favorite, almeno sulla carta, saranno Lecce, Catania, Trapani e Matera: mi auguro che la spunti il Catania, perché si tratta di una piazza che ho vissuto da vicino, e così come quella di Reggio Calabria, per tifo e tradizione merita palcoscenici superiori. La Reggina? Resta sempre nel mio cuore, Reggio è la città che mi ha lanciato. Agli amaranto auguro di sognare, non ho ancora visto giocare la nuova squadra, ma se chi scende in campo sarà capace di stare sul pezzo e dare tutto, la gente di Reggio risponderà con entusiasmo,  passione e sostegno, così come ha sempre fatto…
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