Un tuffo all’indietro di quasi 50 anni, grazie alla voce di un diretto protagonista. La serie B edizione 70/71, sulla sponda reggina non è vissuta come un campionato qualunque.  Reggio ha da poco perso il capoluogo a vantaggio di Catanzaro, il popolo reggino sta dando vita ad un’autentica rivolta che passerà alla storia. La Reggina allenata da Bizzotto prima e Persico dopo, per il sesto anno consecutivo, milita nel campionato cadetto insieme al Catanzaro di Seghedoni: la rivalità tra le due tifoserie, che molto tempo dopo lascerà spazio ad amicizia e rispetto, in quel periodo va ben oltre una semplice partita di calcio, abbracciando stati d’animo di contrapposizione che riguardano le intere città .
Gol, risultati e colori amaranto, in riva allo Stretto si fondono con barricate e violenti scontri. In un clima del genere, non si può giocare. Il primo atto tra amaranto e giallorossi, valido per la sesta giornata del girone d’andata ed in programma al Comunale, viene infatti rinviato al 25 novembre per motivi di ordine pubblico. Il derby calabrese va in scena nella lontana Firenze, e vede la Reggina imporsi per 1-0, con il gol di Sironi.
Per la gara di ritorno, i tifosi amaranto si aspettano lo stesso scenario, ed invece gli organi preposti prendono una decisione sorpredente: Catanzaro e Reggina, giocheranno regolarmente allo stadio Ceravolo, nel nuovo capoluogo di Regione. In una città sotto assedio, la notizia viene accolta con ulteriore rabbia, portando ad una protesta clamorosa. A raccontarla, ai microfoni della trasmissione Tutti Figli di Pianca, è Bruno Jacoboni, guardiano dei pali amaranto dal 1967 al 1974.
 “Stavamo tornando in aereo da una trasferta- racconta l’ex calciatore-, se la memoria non mi inganna avevamo giocato a Monza. Come tutti sapete, quello fu un anno davvero travagliato, vista la rivolta scoppiata in città . Da qualche ora, avevamo saputo che su decisione del Prefetto di Catanzaro, il derby di ritorno si sarebbe regolarmente giocato al Ceravolo, e non a Firenze, così come successo all’andata. Una notizia che per certi versi ci aveva sorpreso, ma di certo non ci saremmo mai immaginati ciò che che ci avrebbe atteso quel giorno, una volta rientrati a Reggio Calabria. All’aereporto infatti, si presentarono almeno mille tifosi, il cui intento era uno solo: Catanzaro-Reggina, non si doveva giocare in Calabria”.
Attimi concitati e grande tensione, prima della schiarita finale. “Una volta atterrati– prosegue Jacoboni-, fummo bloccati dalla nostra gente, nessuno di noi potè scendere dall’aereo. Quello che provammo è persino difficile da spiegare, anche se i tifosi ci tranquillizarono subito: nessuno ce l’aveva con noi, nessuno ci avrebbe avrebbe fatto niente, l’intento della protesta era solo quello di spostare nuovamente a Firenze la sede del derby. La notizia di quel gesto clamoroso, dopo qualche ora fece il giro d’Italia, raggiungendo ovviamente anche il Prefetto di Catanzaro, il quale, resosi conto della situazione, tornò sui suoi passi. Solo dopo che quel migliaio di tifosi fu rassicurato sul fatto che si sarebbe giocato in campo neutro, potemmo finalmente fare ritorno a casa...”.
Nuovo rinvio dunque, Catanzaro-Reggina si gioca in Toscana e slitta al 3 giugno. Stavolta finisce 1-1, per gli amaranto segnerà Bongiorni. Alla fine di quella tribolatissima stagione, oltre al capoluogo i giallorossi festeggeranno anche la promozione in serie A. “Ripeto, non fu per niente facile scendere in campo durante quell’annata- conclude Jacoboni-, anche se quando l’arbitro fischiava l’inizio di ogni partita, riuscivamo a non pensare più alla politica o ai disordini che si susseguivano in città , concentrandoci solo sul pallone. E’ vero, nonostante la gente fosse in rivolta provava in tutti i modi a metterci nelle condizioni di rendere al meglio, ma è anche vero che il rischio di trovarsi in mezzo ad una carica era costante e quotidiano, e sapevamo che in quel caso sarebbe stato difficile per la Polizia distinguere un rivoltoso da un calciatore…“.
*Tratto da ReggioNelPallone del 4/3/2016
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