Nemo profeta in patria. Un’espressione latina sempre in voga, che tuttavia da queste latitudini dello Stretto è stata categoricamente smentita. La salvezza in Lega Pro della Reggina, ha nel proprio direttore generale uno dei protagonisti assoluti. Scelte tanto vincenti quanto coraggiose, a partite dalla guida tecnica fino al parco giocatori. Un compito arduo quello affidato a Martino, che nel costruire l’organico edizione 2016/2017 ha dovuto coniugare esigenze di bilancio a tempi ristrettissimi, rivoltando come un calzino, ed alla velocità di un treno in corsa, un gruppo che fino ad agosto non si sapeva a quale campionato avrebbe partecipato.
E’ vero, alcune riconferme non hanno dato i frutti sperati (vedi Oggiano), ed alcuni giovani non sono riusciti a trovare spazio, finendo per risultare in “sovrannumero”. Ma si tratta di dettagli trascurabili, considerando il resto dei risultati ottenuti, in una corsa ostacoli che, a conti fatti, Gabriele Martino ha stravinto.
ALTRO CHE AZZARDO...L’esperienza è un fattore determinante nel mondo del calcio, e spesso è attraverso di essa che si raggiungono i traguardi quando si sta dietro una scrivania. A volte però, il concetto di esperienza mal si congiunge con l’audacia, altro fattore troppo importante e spesso trascurato. Scuole di pensiero vecchie e nuove, che spesso si rincorrono ma difficilmente si incontrano. Ed è proprio unendo questi due principi cardine, che il direttore ha messo la propria firma a caratteri cubitali sul traguardo da poco ottenuto. Perché ancor prima di lasciare la sua impronta attraverso le decisioni, l’ha lasciata attraverso le idee. Cominciando proprio da mister Zeman (più avanti, parleremo nel dettaglio anche di lui…), il quale agli occhi di tifosi ed addetti ai lavori rappresentava una sorpresa assoluta, basti pensare che l’intera stampa reggina non è riuscita ad avere la benché minima idea di chi fosse il nuovo tecnico amaranto, fino al momento del comunicato ufficiale. Una scommessa vincente a dispetto di due mesi contrassegnati da un “pericolosissimo blackout”, un allenatore che è riuscito a dimostrare le proprie capacità anche grazie alla serenità ed alla totale fiducia che gli è stata sempre concessa.
TOP PLAYER E GIOIELLI IN VETRINA-Facile, finanche scontato, partire da due calciatori i quali, per una compagine che deve salvarsi, vanno considerati top player: Stefano Botta e Claudio Coralli. Entrambi, al momento delle presentazioni ufficiali, hanno dichiarato senza mezzi termini che Martino è stato determinante nel convincerli a scegliere la loro prima esperienza al Sud. I veri conigli dal cilindro, il dg amaranto li ha tirati fuori con Alberto De Francesco ed il “figlio del Sant’Agata” Toti Porcino. Un ’94 ed un ’95 arrivati a parametro zero, dopo aver chiuso le rispettive esperienze con due club retrocessi in serie D, ovvero L’Aquila ed Ischia. La doppia operazione , passata quasi in cavalleria ad agosto, a distanza di nove mesi si è rivelata un assoluto boom. Oggi De Francesco e Porcino sono tra i giovani più interessanti di tutta la Lega Pro, Martino ha consegnato nelle mani del club un’opzione di importanza assoluta, quasi vitale: fare di loro due perni centrali per la Reggina che verrà , oppure “trasformarli” in risorse economiche per rafforzare le casse societarie (le offerte da dicembre non mancano, e provengono anche da campionati superiori). In entrambi i casi, si tratta di un vero e proprio boom…
QUALITA’ E…CONTRIBUTI-Non si ferma ai due giovani appena menzionati, un lavoro figlio della progettualità . Dal “tavolo delle grandi” infatti, sono stati portati in prestito altri elementi di assoluta prospettiva. Fra tutti, Andy Bangu (altro “gioiellino” che se riesce a trovare continuità ha un futuro roseo davanti a sè) ed Andrea Bianchimano, con quest’ultimo che attraverso una partenza diesel ha finito col diventare elemento cardine, rivelandosi una sorpresa tra le sorprese. Lo stesso Morten Knudsen, dà la sensazione di essere un giocatore su cui poter lavorare in ottica futura. Difficile capire se questi ragazzi potremo o meno rivederli in amaranto, ma al di là dei nomi, restano i dati: la Reggina di quest’anno è una delle squadre più giovani tra tutte e sessanta le compagini che prendono parte alla Lega Pro, ed anche questo fattore si tramuterà in un aiuto economico (leggasi premi valorizzazione dei club a cui appartengono i cartellini, nonché contributi della Lega Pro inerenti l’utilizzo degli under) per la società dello Stretto.
DUE SU DUE- Fare in fretta, fare bene e salvaguardare ancora una volta un budget di certo non paragonabile a quelli dei grandi club. Il problema esistente in estate, si è riproposto nel mercato di riparazione. Con un’ulteriore difficoltà , visto che rispetto all’inizio del campionato, quando un calciatore si può aspettare ed i risultati possono arrivare col tempo, stavolta bisognava portare risposte immediate, causa una classifica fattasi sempre più preoccupante. Prima ancora che dell’intervento sul mercato, ci si aspettava una mezza rivoluzione, ed invece la linea guida è stata chiara sin dalla sosta di dicembre: questa squadra non si tocca, nonostante i soli sette punti ottenuti in dodici partite, nelle quali la vittoria era arrivata una sola volta. Il direttore ha creduto nel suo lavoro fino in fondo, per poi portare in amaranto due soli giocatori: Marco De Vito (su consiglio di Massimo Mariotto) e Vito Leonetti. Conferme e ritocchi, anche in questo caso ha parlato il campo, e lo ha fatto in modo inequivocabile.
QUEL PIZZICO DI RIMPIANTO…Agli occhi di chi scrive, persiste il pensiero che questa squadra, se non si fosse smarrita in quei due mesi di crollo che ad onor del vero aveva assunto i contorni dell’inaccettabile, avrebbe potuto ritrovarsi con quei quattro-cinque punti in più che l’avrebbero portata ad entrare nei playoff. Un’idea che, ad inizio stagione, di sicuro albergava anche nella mente del direttore generale. Ma arrivati a questo punto, poco importa. Per chi come noi si era mostrato preoccupatissimo dopo le due partite contro Matera e Vibonese (e stiamo parlando di un mese e mezzo fa…), basta questa salvezza per certificare un operato di assoluto spessore.  Tra pensieri e speranze, Gabriele Martino ha dimostrato ancora una volta di essere una certezza.
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