Punti interrogativi e rebus da risolvere. La Lega Pro continua a fare i conti con parecchie difficoltà, nonostante il cambiamento di format, le tante piazze storiche che la compongono e le novità introdotte nell’ultimo triennio.
Ad occuparsi della situazione da allarme rosso relativa alla terza serie del calcio italiano, questa volta è IlFattoQuotidiano.it, attraverso la ‘versione sportiva’ denominata Io Gioco Pulito.
Un’analisi che parte dai numeri. “Nelle ultime cinque stagioni– si legge- 28 fallimenti. Su 329 squadre, 71 penalizzazioni. Classifiche e gironi riscritti dalla giustizia sportiva. E il campo? E i meriti sportivi? Ah, ah, ah. Contano i soldi: anzi, neppure quelli, perchè spesso non ce ne sono. La stragrande maggioranza dei provvedimenti punitivi nasce da inadempienze con la “Co.vi.soc.” la Commissione di vigilanza delle società di calcio…“.
Il problema principale, viene cristallizzato nel ‘segno meno’ tra entrate ed uscite. “Ogni società, per partecipare al campionato, versa 600 mila euro di fidejussione, più 90 mila di iscrizione al campionato. Quindi, deve sottoporsi a un controllo trimestrale sul budget finanziario con l’obbligo di ripianare (entro 30 giorni) ogni forma di sconfinamento, pena la penalizzazione. Soluzione puntuale e inevitabile, considerati i costi di gestione di un club. Una stagione, in media, costa 4,2 milioni di euro a fronte di un fatturato di 3,1“.
Poche risorse, rischio capitombolo sempre dietro l’angolo. “Il pallone, da queste parti, è spinto da imprenditori legati a territori con risorse limitate. E in un format dove ogni società, in media brucia 1 milione di euro, gestire un campionato rischia di trasformarsi in una via crucis“.
La soluzione, potrebbe risiedere nella diminuzione dell’attuale format. “Insistere su tre gironi a 20 squadre è improduttivo, quasi dannoso. Lo scorso anno il format ha richiesto il ripescaggio di 12 squadre. Ad oggi, a metà campionato, già si contano 7 società penalizzate. Il resto dei conti? Si farà a giugno, quindi, tranquilli, il peggio deve ancora arrivare“.
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