Così andiamo dritti dritti in serie D. Bene che ci vada, diciamolo subito, perché per quella che è la realtà reggina (intesa come tessuto economico provinciale) e della Reggina (intesa come società sportiva), la retrocessione potrebbe subito accoppiarsi al fallimento. Così, in automatico. Senza nemmeno avere il tempo di capacitarsi.
La Reggina è in una situazione drammatica. Non vince dal 9 ottobre, è ultima in graduatoria, e la squadra, in campo, sembra uscita da una messa funebre. Per far si che la stagione non diventi irrecuperabile (con mesi di largo anticipo), urgono un paio di “sveglie”, di soluzioni. Questa società non può più stare in silenzio. Deve dare risposte chiare e cristalline all’esterno, mentre all’interno deve trovare soluzioni, deve usare “il bastone” per svegliare tutti, nessuno escluso. Perché nessuno, dai dirigenti fino al calciatore mai utilizzato, può sentirsi senza colpe o senza responsabilità, di fronte ad una situazione del genere.
Perché qui ognuno sembra far quello che più gli aggrada, senza preoccuparsi della Reggina. Questi “ceffoni” (metaforici, sia chiaro…), li può e li deve tirare solo una persona: il Presidente Mimmo Praticò. Un uomo che per meriti e storia personale ha il diritto, anzi no, ha il dovere di prendere una posizione.
Ha, nell’ordine, il dovere di:
– Chiedere spiegazioni a Karel Zeman, dalla sua società stipendiato, cosa significhino le dichiarazioni rilasciate dallo stesso dopo Pagani. Sul perché questa squadra non trasmetta più alcuna sensazione positiva, e da due mesi, fatti salvi i limiti strutturali e di età, offra quasi sempre spettacoli ignobili.
–Chiedere ai calciatori di sputare sangue in campo. Basta selfie e video di circostanza, qui si deve tornare a vincere ed a lottare sempre, in ogni partita: chi non se la sente, è pregato di tornarsene da dove è venuto.
–Dare spiegazioni dettagliate all’ambiente, chiarendo una volta per tutte se ci sono e quanti sono i fondi per intervenire sul mercato invernale.
Se si continua su questa falsariga, il Presidente Praticò rischia di passare agli occhi dell’ambiente come un semplice Presidente Onorario, senza alcun potere decisionale. E di sicuro non meriterebbe un simile epilogo.
Risposte, idee e soluzioni. Senza più tergiversare, senza anteporre la linea delle lamentele e senza porre l’accento su problemi che problemi reali non sono, e che di certo non interessano a nessuno. Non in questo momento. I soloni e gli avvoltoi, caro Presidente, purtroppo esistono in ogni città d’Italia, ma di sicuro non scendono in campo. Insieme a lui, deve trovare risposte e rimedi anche Gabriele Martino, che non può lanciare una bomba come quella lanciata nel post-gara a Vibo, e poi decidere di eclissarsi nel silenzio. Come ci si è presi gli onori e gli applausi fino a Caserta, bisogna andare in trincea in un momento che vede il popolo amaranto frustrato e pieno di sacrosanta delusione.
Adesso bisogna parlare, adesso bisogna agire. Con rabbia e passione. La stessa passione di quello “stoico” gruppo che ha risollevato il calcio a Reggio Calabria con grandi sacrifici, e che spesso ha ricevuto meno di quanto meritato. Lo facciano tutti e lo facciano adesso. Altrimenti siamo in D. Bene che ci vada.
Vincenzo Ielacqua-Ferdinando Ielasi
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