Di Gianpiero Versace – Un pareggio casalingo non può esser derubricato come un’impresa, ma di fronte ad un avversario di tale levatura e a dispetto della superiorità dimostrata da un Foggia che si conferma squadra di altissima qualità per la categoria, la Reggina raccoglie un pareggio di platino. Un risultato pesantissimo che non risolverà i problemi ma dà continuità e certifica una realtà : con abnegazione ed un pizzico di fortuna, nessun traguardo è vietato. Il vantaggio di Sicurella viene annullato dall’autogol di Angelo: il pari sta stretto al Foggia ma è bene dirlo, una Reggina di buon carattere non ruba assolutamente nulla e viene premiata dal risultato e dagli applausi del Granillo e della Sud a fine incontro.
LA GARA – Botta aveva alzato bandiera bianca per il colpo ricevuto a Catanzaro, non figurando tra i convocati. De Francesco fa altrettanto accomodandosi in panchina. Centrocampo rivoluzionato con Knudsen, Romanò e Bangu. Coralli stringe i denti ed è al centro dell’attacco. L’avvio è incoraggiante, gli amaranto danno l’impressione di non voler esser vittima sacrificale offerta al ben più quotato avversario ma la fiammata dura poco. Il Foggia sale di tono e minuto dopo minuto attraverso la sua manovra sottolinea l’abisso di differenza tecnica in campo.
VANTAGGIO FOGGIA – I rossoneri pur falcidiati da diverse assenze restano un’abbuffata di qualità in ogni settore del campo, hanno idee solide portate avanti da mister Stroppa nel solco di ciò che aveva fatto De Zerbi nel precedente biennio: il calcio dei pugliesi è una rarità per la categoria. Ricercato, eppure efficace. Il trio d’attacco leggero è una minaccia perpetua con Chiricò sull’out di destra e i due ex Sarno e Maza (cresciuto tantissimo) che pur partendo rispettivamente dal centro e dalla sinistra non disdegnano di invertire le posizioni. La vera discriminante tattica però sono le mezzali, Angelli e Sicurella, bravi ad inserirsi tra le linee a turno richiamando in marcatura uno dei centrali difensivi amaranto. L’atteggiamento della squadra di Zeman porta più facilmente in fase offensiva anche i terzini foggiani, la squadra di Stroppa porta tantissimi uomini a ridosso dell’area di rigore costringendo Kosnic e compagni a delle scalate degne di una grande squadra. Cosa che la Reggina, appunto, non è. Dopo 18′ il meccanismo si inceppa, e il Foggia inesorabilmente passa. Manovra rossonera, come sempre, articolata, lo sviluppo premia Sicurella che dal limite dell’area converge e scaglia il pallone alle spalle di Sala.
Il gol cambia il punteggio ma non il tema della gara che resta saldamente in mano agli ospiti. Il primo sussulto amaranto è al 29′ quando una palla recuperata dalla caparbietà di Porcino libera al tiro Knudsen, utile non ad impegnare Guarna ma quantomeno a interrompere il monologo foggiano. Un minuto dopo Coralli si arrende all’evidenza di un recupero troppo affrettato e chiede il cambio: tocca a Bianchimano. Zeman alza la posizione di Bangu chiedendo al talento scuola Fiorentina di accompagnare il pressing e contestualmente farsi trovare tra le linee in appoggio al centravanti. La mossa paga.
UN ANGELO, PER LA REGGINA – Se ha un difetto questo Foggia è l’esser naturalmente propenso a compiacersi nella sua manovra suadente. Quando mancano una manciata di secondi all’intervallo, Agnelli si addormenta ricevendo un pallone a metà campo che gli viene sradicato da Romanò che dà il via ad una splendida azione corale. Scarico immediato su Knudsen, palla a Tripicchio, verticalizzazione per Bangu che si fa trovare pronto tra le linee ed imbuca per l’accorrente Porcino abile nel rubare il tempo ad Angelo: il terzino brasiliano tenta un disperato recupero ma tocca il pallone quel tanto che basta per ingannare il proprio portiere e fissare il punteggio su un insperato 1-1 che conduce le squadre all’intervallo.
Accusa il colpo la formazione ospite che, dopo un primo tempo dominato, è costretta a ripartire dalla parità . La sensazione di poter far male ad ogni singolo possesso evidenziata nella prima frazione non sparisce ma è di gran lunga più diluita. Merito anche di una Reggina che approccia in modo più coraggioso riuscendo a portare il pressing in una zona del campo più alta senza dover difendere la minaccia a ridosso dell’area di rigore dove il fraseggio rossonero è di gran lunga più pericoloso. Dura poco più di un quarto d’ora, poi prima Angelo lambisce la traversa, subito dopo è Chiricò a colpirla in pieno dopo un’azione personale. Subentra la paura, gli amaranto arretrano nuovamente con conseguenze nefaste. Chiricò, sempre lui, è una spina nel fianco di Possenti che non riesce ad arginarlo in alcun modo: bucato l’ennesimo intervento, l’esterno pugliese si presenta a Sala e chiama il portiere ad un intervento miracoloso. Subito dopo, Martinelli di testa spedisce a lato d’un soffio. E’ un assedio che Stroppa sostiene arricchendo ulteriormente la qualità dei suoi con l’ingresso di Riverola, scuola Barcellona.
Quindici alla fine, con la Reggina ormai alle corde e preoccupata solo della fase difensiva. C’è De Francesco al posto di Romanò, poi l’esordio stagionale di Mazzone, che rileva Tripicchio, restituisce sostanza alla mediana. Bangu sfoggia tutta la sua duttilità tattica: partito mezzala, riciclato mediano, conclude da esterno l’incontro. A ridosso del 90′ Agnelli ha ancora la lucidità per vedere l’inserimento di Riverola, ma sulla girata Sala risponde ancora presente. E’ l’ultimo brivido.
La Reggina ferma la corazzata pugliese.
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