Le storie di Reggina e Casertana, negli anni, si sono spesso incrociate. A fare da sfondo alle ostilità , nella gran parte dei casi, è stata la terza serie, con inconti equilibrati e quasi sempre in bilico. I rossoblù, negli anni, hanno scritto pagine importanti e sono stati protagonisti di alcune vicissitudini uniche nel loro genere.
Il calcio a Caserta nasce in quello che è il simbolo della città campana, la Reggia, quando un cameriere del Circolo Nazionale diede vita, nel lontano 1908, alla Robur Caserta. Tanti i cambi di denominazione e i sodalizi che sorsero nel territorio: la svolta, però, la si ebbe il 7 agosto del 1924, quando l‘Unione Sportiva Casertana riunì sotto lo stesso nome le precedenti società . E’ un alternarsi di stagioni tra terza serie e dilettantismo, mentre nel 1935 per merito dell’Avvocato Ludovico Ricciardelli sorge l’impianto sportivo “Alberto Pinto“, sede degli incontri casalinghi della squadra.
Al centro delle cronache sportive per qualche anno, causa incidenti avvenuti fuori dal campo o azioni scellerata di qualche calciatore, il momento che più di tutti ha segnato il calcio a Caserta è rappresentato da quello che poi è passato alla storia come la “Rivolta del Pallone“. Dopo aver conquistato sul campo la cadetteria, la squadra rossoblù venne accusata dal Taranto, che aveva chiuso secondo quella stagione, di una combine nella partita vinta per 0-1 a Trapani. Nel polverone finirono il casertano Selmo e il trapanese De Togni, che dopo aver ammesso inizialmente di essere stato corrotto, ritrattò in un secondo momento. Alla fine della vicenda a farne le spese fu la Casertana, penalizzata di sei punti e costretta a scontarli nel campionato di Serie C. La notizia raggiunse immediatamente la Giunta Comunale che, a gran voce, chiese ai propri cittadini di scendere in piazza per manifestare con ogni mezzo a propria disposizione lo sdegno per quanto accaduto. Alle ore 11 dell’8 settembre 1969 Caserta era in preda alla rabbia della fazione violenta del tifo, che prese d’assalto strade, uffici e e scuole. Il giorno successivo la rivolta assunse, anche, una connotazione politica. Scioperi di operai e studenti misero sotto scacco la città che, però, 24 ore dopo rialzò la testa e tornò, dopo centinaia di milioni di lire di danni, alla normalità .
Nonostante la penalizzazione, la squadra l’anno successivo riuscì a centrare la promozione e questa volta sì, fu davvero Serie B. La gioia di aver conquistato un altro, importante traguardo, venne sostituita, ben presto, dall’amarezza della retrocessione che significò, per i rossoblù, 21 anni fuori dai cadetti. L’ultima annata, in ordine di tempo, che Caserta però difficilmente cancellerà sarà quella 2004/05. Problemi interni all’amministrazione ebbero ripercussioni anche sull’aspetto tecnico: i calciatori, non retribuiti, si rifiutarono di scendere in campo per quattro gare consecutive, venendo così estromessi dal campionato. La rinascita fu immediata, ma a Caserta c’è l’intenzione di tornare a lottare per quella cadetteria per cui la stessa città venne messa sotto assedio. E’ il nuovo presidente Giuseppe D’Agostino a lanciare la sfida.
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