Nelle ultime settimane l’argomento che tiene banco su giornali, testate e bar in orbita Reggina riguarda una scarsa incisività sotto porta. La squadra crea i presupposti per imbastire un’azione offensiva, ma, giunti negli ultimi 15 metri,pecca di quella lucidità e quella cattiveria che fanno di una squadra, una grande squadra. I gol subiti, poi, sono frutto di disattenzioni individuali e che potrebbero essere facilmente correggibili. Non perdiamo, però, di vista l’obiettivo degli amaranto e facciamo un po’ di conti, dati alla mano.
L’attacco amaranto, tra le dirette concorrenti alla salvezza, è al pari di Messina, Monopoli ed Akragas e si lascia dietro praticamente le restanti squadre. Sette i gol realizzati, sei i calciatori mandati a rete. Lo stesso Catania, che per ovvie ragioni di penalizzazione si ritrova nei bassifondi nonostante disponga di un’autentica corazzata, ha realizzato due gol in meno dei calabresi.
Dopo sette giornate Andrea Sala si è ritrovato per otto volte a dover raccogliere la palla in fondo al sacco. Una media, considerando che tre di questi sono arrivati in una partita che, solo a guardare gli amaranto di oggi, sembra sia stata giocata una vita fa (a Fondi), che è in linea con ciò che la squadra deve centrare, se compariamo i numeri di chi sta sotto di noi o dovrà lottare sino alla fine per la permanenza in terza serie. Meglio della Reggina hanno fato solo Monopoli (cinque i gol subiti), Fidelis Andria e Paganese (entrambe sette).
La matematica da ragione a mister Zeman: in linea con i programmi e gli obiettivi della società . Si può sempre migliorare, questo è fuor di dubbio, ma la critica deve generare e non distruggere. Perchè se ci soffermiamo, anche per qualche istante, a pensare a cosa la Reggina ha costruito in questi due mesi e quello che le dirette concorrenti stanno costruendo, ci renderemo subito conto che attacco e difesa, poi, non stanno andando così male…
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