Uno dei pochi ad aver giocato in tre diverse categorie (A, B e Lega Pro) con la maglia amaranto e conseguentemente tra coloro che a Reggio Calabria hanno condiviso gioie e dolori. Ma David Di Michele non è solo questo, mai come in questa settimana infatti il suo nome torna a farsi prepotentemente sentire. Si, perchè le due squadre – Reggina e Lecce – che si affronteranno domenica al Via del Mare sono tra quelle in cui l’attaccante romano ha vissuto tanti bei momenti.
Per l’occasione, Di Michele è stato ospite telefonico di Tutti i Figli di Pianca: “Reggina e Lecce sono due squadre in cui ho lasciato e ho ricevuto tanto. Faccio il tifo per entrambe domenica sapendo che sarò diviso tra due cuori, spero in un pari così nessuno resta male”.
L’ex attaccante amaranto, dopo l’ultima esperienza da calciatore con la Lupa Roma, guida adesso dalla panchina la compagine laziale: “Quali differenze tra allenatore e calciatore? Quando giochi la tua testa decide per te, quando sei in panchina devi fare un lavoro mentale non indifferente, accontentare tutti, mettere tutti d’accordo. Sono ragionamenti che da calciatore non pensi e solo adesso me ne sto rendendo conto”.
Non può mancare un pensiero sulla Reggina attuale e sul collegamento con quanto accaduto due anni fa: “Il mio obiettivo era chiudere la carriera a Reggio per poi continuare con il settore giovanile, anzi non avrei avuto alcun problema a proseguire anche in Serie D con la nuova società ma ormai ad agosto avevo già firmato con la Lupa Roma. Essendoci Martino e Praticò, poi, sarebbe stato ancora meglio. Soprattutto al primo mi lega un gran rapporto, sin dai tempi della Serie A. Anche il Presidente lo conosco da anni. Non poteva essere gente migliore di loro a prendere le redini di questa società , persone appassionate e competenti che vogliono riportare il calcio in questa città nei posti in cui merita”.
Ma prima di tutto questo, prima dell’avvento di Praticò e soci, tutti sappiamo cosa è accaduto. E qui Di Michele è un fiume in piena: “E’ successo l’imponderabile con la non iscrizione, a pagare più di tutti sono stati i tifosi. Ma ora che è passato un po’ di tempo è giusto spiegare quali erano le difficoltà che si respiravano: quando devi fare da chioccia ad un gruppo di ragazzi, dentro lo spogliatoio fai capire determinate cose, poi però scopri che all’esterno la società va controcorrente, afferma tutt’altro. Qui capisci che in realtà si voleva far tutto tranne che unire, tranne che dimostrare la voglia di rivalsa che almeno inizialmente c’era all’interno del gruppo. Non mi pento comunque di quanto compiuto e rifarei tutto allo stesso modo, sono stato messo fuori rosa perchè secondo molti sono andato contro la società . E’ nella mia natura, se la società sbaglia lo devo dire, la mia coscienza deve essere a posto. Non prendevo soldi da otto mesi, so che tanti in tribuna mi massacravano durante le partite perchè dicevano che pretendessi di giocare titolare tutte le partite, io dico che nonostante tutto non mi importava nulla e giocavo per la maglia e perchè volevo portare a compimento un obiettivo. Tanti calciatori sono stati mandati via a gennaio solo perchè la società doveva guadagnare soldi o perchè non è riuscita a mantenere determinate promesse. Su questo ha ragione Belardi quando dice che io, lui, Cirillo e Aronica abbiamo dato una grossa mano, ci siamo messi a disposizione per il bene della Reggina e per la passione verso la maglia. Ci abbiamo sempre creduto fino alla fine. Da grandi, esperti e uomini abbiamo deciso di metterci a disposizione, poi sono stati bravi i ragazzi a ricambiarci con il risultato”.
Già , il risultato. Quel playout contro il Messina vinto a coronamento di una grande impresa: “Sapevamo che quella doppia sfida era vitale in tutti i sensi, per noi e per i tifosi. Vincere è stato gratificante, alla stessa maniera dello spareggio contro l’Atalanta in Serie A”.
Poi un ritorno al presente. A Zeman, ma padre, di cui Di Michele conserva un bel ricordo: “Come tutti gli attaccanti da lui allenati, mi sono divertito in quel mese in cui è stato mio tecnico. Il rammarico è di non aver mai concluso una stagione intera con lui, magari avrei segnato tanto. Il figlio Karel lo conosco poco, me l’hanno presentato. A Reggio sta facendo bene, mi tengo informato sulla Reggina, so che partire in ritardo causa ripescaggio non è facile ma per ora tutto ciò non si nota con gli amaranto che sono partiti bene. La piazza capisce il momento e sta vicino alla società , come sempre fatto anche in momenti peggiori e come sempre farà ”.
In ultima, la classica battuta su un possibile ritorno a Reggio: “Chissà , mai dire mai. Mi piacerebbe, ora che è cambiato molto, tutto può accadere…”
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