Di Vincenzo Ielacqua – Difesa ballerina da una parte, agonismo e carattere dall’altra. Antitesi Reggina versione Agrigento. Una squadra “tosta” quella amaranto, capace di riagguantare per due volte il passivo e chiudere la trasferta siciliana con un buon pareggio. Quattro punti in tre partite per gli uomini di Zeman, questo lo score e nessuno si azzardi a dire – o forse nemmeno a pensare – che prima dello “start” al campionato non avrebbe firmato per vedere gli amaranto a quella quota.
DOPPIA FACCIA – La gara ha visto due autentiche puntate: la prima frazione con una Reggina disordinata e “molle” capace di regalare due reti “facili-facili” a Marino, clamoroso protagonista di giornata (per la doppietta e per l’espulsione rimediata nella ripresa). Il centrocampo amaranto ha stentato parecchio nei 45’ iniziali: Bangu non ha mai trovato la posizione giusta girando a vuoto e correndo a mille senza dare i giusti riferimenti a Botta e De Francesco che, inevitabilmente, ne hanno risentito perdendo lucidità. E la manovra reggina ha faticato parecchio ad uscir fuori. Meglio nella ripresa la compagine di Zeman e non solo per il cambio (dentro un propositivo Knudsen per lo spento talento della Fiorentina) o per l’uomo in più. Gli amaranto hanno alzato il baricentro, hanno spinto inserendo la marcia più alta, hanno pressato “alto” l’avversario togliendogli fiato, gambe e idee. E’ questa la vera arma in più della Reggina: quando il ritmo cala la squadra va in bambola.
AMNESIE – Le dormite difensive che hanno permesso all’Akragas di passare due volte in vantaggio vanno analizzate, meglio ancora vanno ricordate per evitare danni ulteriori nel prossimo futuro. Singolo più o singolo meno (Gianola e Cane certamente non tra i “migliori”) il reparto ha sofferto troppo anche il minimo accenno offensivo della squadra di Di Napoli. Anche il reparto difensivo, nella ripresa, è sembrato un attimo meno timido.
La corsia di destra è mancata ieri in entrambe le fasi. Meglio molto meglio quella mancina con un Possenti meno positivo rispetto all’esordio ma comunque diligente ed un Porcino capace di infilarsi non appena trova un centimetro libero, con l’ottimo De Francesco a far da collante. A destra…solo palpitazioni. Quelle di Cane saltato troppo spesso dagli esterni locali, mai efficace nelle chiusure, e quelle di Oggiano ossessionato dal pallone, innamorato dei suoi dribbling. Ed è probabilmente su questa zona e su queste fasi che Zeman dovrà lavorare maggiormente. Oggiano è calciatore di qualità, alla sua prima esperienza tra i pro: un’avventura, quella amaranto, che il calciatore sardo deve giocarsi con maggiore convinzione. Coralli non attende che i suoi assist per “mordere” con continuità. Destinare il bomber a lunghe ed estenuanti partite spalle alla porta non lo aiuta certo a trovare la via della rete con facilità.
IL MAGO – Alberto De Francesco ha dei colpi di altissima qualità. D’Accordo è ancora troppo presto per i giudizi definitivi ma i lampi di questo calciatore non possono essere sottaciuti. Il vero plus è nella capacità del centrocampista scuola Lazio di abbinare alla sua classe ottime doti di corridore ed una spiccata fase di interdizione. Un calciatore che nelle sue prime apparizioni ha fatto emergere un dato talmente evidente da creare quasi imbarazzo: quando si accende la sua lampadina, la luce amaranto diventa chiara ed abbagliante.
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