Il countdwon scorre inesorabile, mentre il cuore batte sempre più forte. Venerdì 24 e sabato 25 giugno, due date che qualsiasi tifoso amaranto ha già segnato in rosso sul proprio calendario: la Reggina dell’88 e la Reggina del 99 tornano in città, e si sfideranno al Granillo in una serata da brividi ed occhi lucidi.
ReggioNelPallone, sito partner dell’evento ideato da Leggende Amaranto e Chisti Simu, realizzerà una serie di interviste ed approfondimenti, che giorno dopo giorno avvicineranno i lettori a questo imperdibile abbraccio con la storia. Dopo Simone Giacchetta, capitano della Reggina che conquistò la serie A per la prima volta nella propria storia, è il turno di Rosario Sasso, gladiatore della “Banda Scala” che riportò la serie cadetta nella città della Fata Morgana dopo un’attesa durata quattordici anni.
Da un capitano all’altro, da una bandiera all’altra: un filo sottile ma al tempo stesso indistruttibile, un libro senza fine scritto da chi per una maglia ha dato tutto se stesso, entrando di diritto nel cuore di un popolo.
Nato a Pozzuoli (Napoli) l’8 aprile del 1958
Con la Reggina dal 1986 al 1989; 94 presenze e 7 reti
LA BANDA SCALA, UN ANNO DOPO- A distanza di un anno torniamo in quella che per noi è a tutti gli effetti una seconda casa, io ed i miei compagni non vediamo l’ora di riabbracciare Reggio. L’anno scorso è stato stupendo, ricordo come se fosse un attimo fa, la sensazione di dispiacere che ho provato quando tutto è finito, quando era giunto il momento di preparare le valigie. Vedere la tribuna del Granillo con oltre quattromila persone è stato motivo di grande orgoglio, ma spero che sabato prossimo ci siano almeno il doppio degli spettatori, visto lo scopo benefico dell’evento.
LA SCINTILLA DELL’ENTUSIASMO- Credo che oggi come non mai Reggio Calabria abbia bisogno di ritrovare quell’entusiasmo che negli anni è andato scemando, complici le note vicissitudini. Bisogna avere la forza di guardare avanti e di ripartire, perché le divisioni non servono a nessuno. In questa ottica, sono convinto che le due serate del 24 e del 25 giugno possono solo fare bene, dando il là affinché si riaccenda la scintilla…
GRUPPO DI FERRO- Se devo essere sincero, a distanza di così tanto tempo neanche io so spiegare come siamo riusciti in quelle imprese. Per due anni di fila, all’inizio del campionato non eravamo certo tra le squadre favorite, eppure siamo riusciti a portare questi colori dalla serie C1 ad un passo dalla A. Forse, il nostro segreto è stato quello di stare sempre accanto alla nostra gente: eravamo tifosi proprio come loro, quella maglia per noi era sacra, e lo dimostravamo con i fatti giorno dopo giorno, dal lunedì alla domenica. Tutti insieme, abbiamo costruito un gruppo che non mollava mai, che riusciva a fare quadrato soprattutto dopo le sconfitte o nei momenti difficili.
LA SCATOLA DEI RICORDI- E’ dura scegliere il ricordo più bello della mia carriera in amaranto. Tra le tante emozioni incancellabili, probabilmente al primo posto metterei la partita di Sassari, perché nessuno si sarebbe aspettato un seguito così massiccio. I nostri tifosi furono commoventi anche in quella circostanza, organizzando la trasferta con le navi. Come ho già svelato in altre circostanze, prima della gara l’arbitro mi guardò e mi disse: “Capitano certo che per voi oggi non sarà facile, guarda che tifo stanno facendo quelli della Torres”. Sorridendo, gli feci notare che quelli erano i tifosi della Reggina… Il ricordo più brutto, ovviamente non può che essere lo spareggio perso a Pescara, ma sia chiaro che di quel giorno cancellerei soltanto il risultato, non certo lo spettacolo mozzafiato a cui diedero vita i venticinquemila reggini. Certo che ricordo l’applauso rivoltoci dal muro amaranto a fine gara, a conferma che quella squadra dava sempre tutto.
CARO CAPITAN GIACCHETTA…Giacchetta dice che lui ha fatto la leggenda mentre io solo la storia? E’ vero, ma la strada gliel’ha spianata la Reggina di Scala… Intanto, vorrei che ricordaste a Simone quando a Taranto faceva l’attaccante, e fui io a dire a Claguna di arretrarlo a centrocampo, perché era forte fisicamente ma non segnava neanche a porta vuota (ride, ndr). Battute a parte, Simone già da ragazzo era uno che non mollava mai e si faceva voler bene, sono felice che sia riuscito a portare la Reggina in serie A con la fascia da capitano al braccio, e vi assicuro che quel giorno insieme a loro abbiamo esultato anche noi…
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