Il countdwon scorre inesorabile, mentre il cuore batte sempre più forte. Venerdì 24 e sabato 25 giugno, due date che qualsiasi tifoso amaranto ha già segnato in rosso sul proprio calendario: la Reggina dell’88 e la Reggina del 99 tornano in città , e si sfideranno al Granillo in una serata da brividi ed occhi lucidi.
ReggioNelPallone, sito partner dell’evento ideato da Leggende Amaranto e Chisti Simu, realizzerà una serie di interviste ed approfondimenti, che giorno dopo giorno avvicineranno i lettori a questo imperdibile abbraccio con la storia. Uno speciale che inizia con Simone Giacchetta, capitano della Reggina che 17 anni fa portò Reggio Calabria nella massima serie per la prima volta in 84 anni di storia.
Dalla C1 alla serie A. Attaccante, centrocampista, difensore, dirigente. Trionfi, delusioni, ma soprattutto senso d’appartenenza, per un’altra icona dei nostri colori.
Nato a Fabriano (Ancona) il 28 luglio del 1969
Con la Reggina dal 1991 al 2000 e nel 2003/2004; 276 presenze (secondo giocatore di tutti i tempi) e 7 reti
25 GIUGNO, QUI IL TEMPO NON SI FERMA MAI… Reggio Calabria per me non è solo una città a cui ti senti affezionato o legato. Reggio Calabria ormai è la mia città . Dopo tutto il tempo passato nella Reggina, sia come calciatore che come dirigente, mi sento a tutti gli effetti un reggino d’adozione. Un rapporto viscerale, indissolubile, che ti porti dentro qualsiasi cosa accada. L’evento del 25 giugno è davvero qualcosa di importante, per certi versi di unico, in quanto da un lato consentirà a tutti i reggini di rivivere la storia di due gloriose squadre, quasi come se il tempo non si fosse mai fermato, e dall’altro consentirà di aiutare una struttura come l’Hospice, che da anni opera a fianco dei malati gravi, cercando di lenire le sofferenze loro e delle rispettive famiglie.
DI PADRE IN FIGLIO- Ho saputo che i ragazzi della Curva si stanno adoperando per far si che sabato prossimo ci sia un grande spettacolo, e che in città sono già stati esposti striscioni e bandiere. La cosa non mi sorprende più di tanto, perché il popolo amaranto nelle occasioni più importanti non ha mai deluso, rispondendo presente. Quella del 25 giugno deve essere la serata dei colori amaranto, una festa che aiuti a rasserenare gli animi; un input per ricostruire, per trasmettere il concetto di Reggina di padre in figlio, per dare un futuro ai colori che tanto amiamo. La piazza deve tornare ad essere unita come ai bei tempi, in quanto il concetto di unione, al di là di alcune polemiche recenti di cui ho letto e sentito, è andato affievolendosi anche negli anni passati.
SENSAZIONE UNIC”A”… Al di là delle soddisfazioni personali che può vivere un calciatore, quello che siamo riusciti a fare nel 1999 è stato meraviglioso per la felicità che abbiamo dato alla gente di Reggio. E’ stata una cavalcata tanto improvvisa quanto magica, resa possibile dal fatto che ogni componente ha remato compatta, nella stessa direzione. Nelle scorse settimane è stato creato un gruppo whatsapp, in cui hanno inserito tutti i protagonisti della Reggina di quell’anno: un’idea splendida, che ci ha fatti ritrovare e tornare indietro nel tempo. Sarà di certo emozionante riabbracciare i compagni di quell’impresa storica, anche se qualche capello ormai è diventato bianco ed il fisico da atleta ha lasciato spazio a qualche rotolo di pancetta. La corsa ed i movimenti ovviamente non saranno più quelli di 17 anni fa, ma ripeto, l’importante è rendere omaggio  alla storia, nel nome della solidarietà .
DA ISCHIA A TORINO- I ricordi più belli? Ne scelgo tre, in ordine cronologico. Anzitutto la salvezza ottenuta ad Ischia in serie C1, nel 1992, perché senza quella probabilmente la Reggina avrebbe conosciuto il tracollo, senza riuscire a porre le basi per le imprese successive. Poi, ovviamente, il campionato 98/99 che ci portò in A, e l’entrata in campo al Delle Alpi di Torino, per il debutto in massima serie. La pagina da cancellare invece, è rappresentata dalla retrocessione in Lega Pro, nell’anno del centenario: a ferirmi non è stata tanto la sconfitta, quanto il modo in cui è arrivata. Siamo retrocessi senza mostrare quello spirito guerriero tipico di chi indossa la maglia amaranto, e settimana dopo settimana mi accorgevo che il dna Reggina non era più quello di una volta…
CARO CAPITAN SASSO- Non tutti sanno che con Sasso siamo stati compagni di squadra a Taranto: io un ragazzo, lui un veterano a fine carriera, di quelli che si facevano rispettare attraverso la serietà ed il sacrificio. Devo ringraziare Rosario, perché lui e Raggi, anch’esso a Taranto in quella stagione, mi hanno fatto conoscere per primi la Reggina e Reggio Calabria, attraverso i loro racconti. Li sentivo parlare delle navi di Sassari e dei treni speciali di Perugia e Pescara, sembrava si trattasse quasi di episodi mitologici, per la passione e l’entusiasmo con cui li descrivevano. Gli stringo idealmente la mano, in attesa di farlo di persona tra qualche giorno, ma gli ricordo che se lui è la storia (sorride divertito, ndr), io conquistando la A sono diventato leggenda…
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