10 mesi alla guida della Reggina, ma tanto è bastato per far si che rimanesse nel cuore dei reggini. Elio Gustinetti è uno dei due artefici, insieme a Bolchi – che lo rimpiazzò in panchina nelle ultime sei giornate – della cavalcata che portò per la prima volta la compagine dello Stretto in Serie A. Anch’egli il 25 giugno sarà presente al Granillo per lo splendido evento che metterà di fronte Reggina ’88 e Reggina ’99.
Poco fa il tecnico bergamasco è intervenuto su Touring nella trasmissione ‘Tutti i Figli di Pianca’, facendo subito un cenno a quella grande annata: “Eravamo uniti, compatti, il pubblico di domenica in domenica ci incoraggiava. Non dimentichiamo che per me fu la prima esperienza in Serie B e lontano da casa, ma il fatto di aver conosciuto tanti amici mi ha aiutato. Rivedrò anche loro, oltre ai calciatori, nella manifestazione del 25 che oltre a raggruppare due storiche Reggine ha come scopo principale aiutare le persone che sono un pochino in difficoltà ”.
IL FANTASTICO CAMMINO VERSO L’OLIMPO – “La Reggina è stata, da allenatore, la squadra che ha reso più gratificante il mio lavoro. Siamo partiti in un certo modo, poi anche con alcuni innesti di novembre abbiamo recuperato. A livello tattico non mi sono ostinato a proporre il modulo che preferivo per non creare difficoltà ai calciatori, anzi ho riadattato alcuni di loro in ruoli in cui non avevano mai giocato: ho sposato Ziliani sulla destra, Tonino Martino e Pinciarelli a spingere, ho utilizzato il rombo con Possanzini e Artico. Il fattore fondamentale, al di là tutto, fu spostare Poli dalla sinistra a mediano davanti alla difesa. L’inizio fu difficile perchè affrontammo nelle prime gare squadre come Lecce e Napoli, ad esempio, che ambivano al salto in Serie A. Poi, dopo i sei punti nel doppio turno casalingo, ci scatenammo. Al Sant’Agata era pieno di gente agli allenamenti, specialmente durante le partitelle del giovedì. La tifoseria ci sosteneva sempre ed è stata fondamentale nel raggiungimento dell’obiettivo”.
POSSANZINI – “Se conoscevo già Davide? Lo avevo allenato prima a Lecco, poi d’accordo con Gabriele Martino decidemmo di portarlo a Reggio. Ricordo la prima gara a Napoli, nel secondo tempo piegò in due la difesa avversaria…”
IL FINALE DI STAGIONE – “Quell’esonero a poche giornate dalla fine? Sono ferite che ormai ho ricucito, il fatto stesso che aspetti con ansia il 25 lo dimostra. Come detto prima ho lasciato tanti amici lì, che sento quotidianamente. Eravamo un gruppo che condivideva tutto, tra cui il dottore Mario Calipari. Il legame con la città e con i calciatori è rimasto intatto. Io sono a posto con la mia coscienza, ho dato il massimo, ho lanciato alcuni calciatori e ritengo di aver dato un contributo importante per regalare la prima gioia ai reggini. E poi col tempo anche il mio carattere è cambiato, sono diventato più malleabile”.
NAPOLITANO –  “Ugo ha avuto una parte fondamentale in quella squadra lavorando molto bene all’interno degli spogliatoi. Sempre presente, sempre positivo, insieme agli altri esperti teneva sotto la propria ‘protezione’ i tanti giovanotti. E’ chiaro che, trovando la quadratura del cerchio, era difficile che i titolari potessero perdere il posto, era una questione di equilibrio. Napolitano, anche se giocò meno, diede il suo contributo in modo molto importante”.
DI NUOVO ALLA REGGINA? – “In passato speravo di poter ritornare a guidare gli amaranto, come più volte ho detto anche ai miei amici di Reggio. La città mi è rimasta nel cuore, certe emozioni solo il Granillo può regalarle. Adesso infatti, dispiace vedere questa squadra in Serie D, il mio auspicio è che possa risollevarsi il prima possibile”.
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